
Inter-Napoli, tifoso nerazzurro muore negli scontri prima della partita
Milano, 4 gennaio 2019 - È iniziato attorno alle 14.20 ed è durato circa tre ore, nel carcere di San Vittore di Milano, l'interrogatorio di fronte ai pm di Luca Da Ros, l'ultrà di 21 anni arrestato all'indomani degli scontri tra tifosi di Inter e Napoli in cui ha perso la vita un supporter nerazzurro. Il procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella e il pm Michela Bordieri potrebbero dare a breve parere favorevole alla scarcerazione e alla concessione dei domiciliari per il giovane. Il 21enne, infatti, anche oggi, così come davanti al gip Guido Salvini, ha collaborato e si sono attenuate le esigenze cautelari. Il gip dovrà decidere e, nel caso, l'ok alla scarcerazione potrebbe arrivare già domani.

Riguardo l'incidente che ha portato alla morte l'ultrà del Varese Daniele Belardinelli, sono stati aggiunti alcuni dettagli. L'avvocato Tucci ha spiegato che Da Ros "dice di aver visto Belardinelli trasportato da tifosi napoletani a volto scoperto. Hanno preso il corpo e l'hanno portato nell'area dove c'era il gruppo degli interisti". Il ragazzo ha chiarito al procuratore aggiunto Letizia Mannella e ai pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro che l'incidente si è verificato prima dell'inizio degli scontri con le prime auto che sono passate. Da Ros ha parlato di due macchine, non suv ma berline. Dell'investimento "non ha visto nulla. Ha ribadito che un'auto si è spostata dalla colonna portandosi sulla sinistra", ha sottolineato il legale, che ha chiesto i domiciliari per il suo assistito e si è detto fiducioso che possa essere scarcerato nei prossimi giorni.
LEGALE DA ROS: "NON E' UN PENTITO" - Prima dell'interrogatorio, Alberto Tucci, avvocato di Luca Da Ros, ha invitato a non etichettare il proprio assistito come "pentito", una definizione che e' stata "esagerata" da parte di alcuni media. Per Tucci, "pentito" "e' un termine che credo non si addica a questo contesto. Invito tutti a usare una terminologia che sia adeguata al mondo sportivo. Indubbiamente Da Ros si e' trovato in una storia piu' grande di lui: si e' reso conto che avrebbe potuto evitare; a 21 anni puo' capitare di essere trascinati in vicende piu' grandi". Il legale ha ribadito che il 21enne "è tranquillo e non manifesta paura", malgrado nei giorni scorsi sui social sono comparsi messaggi di insulti e minacce per la sua collaborazione alle indagini riguardo l'organizzazione, a suo dire, del blitz da parte di alcuni capi della curva nerazzurra. "Si è trovato in una storia più grande di lui - ha aggiunto l'avvocato - e si è reso conto solo dopo che doveva evitare di finirci, ma anche i più agguerriti dei capi della curva devono capire che non si porta un ragazzo di 21 anni in una cosa del genere". Il difensore ha chiarito che Da Ros oggi potrebbe fornire anche qualche precisazione sull'auto che ha investito Belardinelli, anche se il giovane ha già raccontato di aver visto soltanto "un'auto che si è spostata dalla colonna" dei mezzi degli ultras napoletani e di non aver visto l'investimento. Il legale, inoltre, auspica la concessione dei domiciliari dopo l'interrogatorio e ha fatto riferimento all'ordinanza del gip nella quale il giudice ha sostenuto che la sua posizione potrebbe essere rivalutata.
INDAGATO ULTRA' DEL NAPOLI - Oggi l'inchiesta ha conosciuto una svolta con l'iscrizione nel registro degli indagati di un tifoso del Napoli di 25 anni, che sarebbe stato al volante della Volvo V40 che ha travolto Daniele Belardinelli durante gli scontri di Santo Stefano fra i tifosi di Inter e Napoli. Il 25enne, residente a Napoli, è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario anche a garanzia, come atto dovuto, per poter effettuare tutti gli accertamenti tecnici, anche irripetibili, anche alla presenza di legali e consulenti difensivi. Secondo l'ipotesi dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, il tifoso napoletano era alla guida della Volvo V40 (non B40, come scritto in precedenza) che avrebbe schiacciato l'ultrà del Varese Belardinelli, che era in prima fila nell'agguato degli ultras interisti contro quelli napoletani in via Novara, vicino allo stadio Meazza.
In macchina con il giovane c'erano altri tre ultras napoletani. Decisive per arrivare all'individuazione dell'auto e quindi del presunto investitore sono state le analisi delle immagini che hanno ripreso gli scontri e le testimonianze che avrebbero smentito anche il tentativo del giovane di affermare che non era presente quella sera a Milano. Tra l'altro, gli investigatori della Digos stanno anche verificando l'ipotesi che il giovane abbia cercato di cancellare le tracce dell'investimento. Ora importanti, infatti, saranno anche i rilievi della polizia scientifica sulla macchina, intestata in leasing al padre del 25enne, che ha 60 anni. Gli inquirenti, inoltre, dovranno effettuare anche approfondimenti sulla dinamica dell'investimento e nel caso emergesse che si è trattato di un incidente, l'accusa potrebbe anche essere riqualificata da omicidio volontario, ipotesi 'tecnica che consente di svolgere tutte le indagini, a omicidio stradale.
UN ALTRO INDAGATO - A Napoli, intanto, è stato indagato anche un altro tifoso che si era presentato spontaneamente in questura. L'uomo aveva inviato un audio a un amico nel quale raccontava per filo e per segno tutte le fasi degli incidenti e anche particolari sulla morte di Berardinelli. Il tifoso era persona informata sui fatti, ma è uscito dalla questura come indagato in rissa aggravata, pur avendo raccontato di non aver partecipato agli scontri. In questura ci è arrivato con la sua auto, una Peugeot scura che era già stata identificata dalla Digos come una delle auto che potevano essere coinvolte nell'incidente nel quale ha perso la vita Belardinelli. L'auto è stata ispezionata dalla polizia e a quanto pare non sarebbero stati trovati segni compatibili con la presunta dinamica della morte del tifoso di Varese. Intanto la Digos di Napoli, su delega della procura di Milano, continua le indagini su tutto il corteo di auto partite da Napoli e dirette allo stadio Meazza, in particolare su dieci autovetture e i suoi occupanti, grazie alle targhe che via via i pm milanesi stanno fornendo ai poliziotti partenopei. I magistrati potrebbero anche effettuare una trasferta nelle prossime ore nel capoluogo campano per interrogare i quattro occupanti dell'auto che avrebbe investito Belardinelli e che è sotto sequestro in attesa di incidente probatorio