
Gli scontri prima di Inter-Napoli
Milano, 4 gennaio 2019 - L'inchiesta milanese sulla morte del tifoso Daniele Belardinelli, l’ultrà del Varese rimasto ucciso il 26 dicembre negli scontri tra interisti e napoletani è a una svolta: ieri mattina la procura di Milano ha sequestrato a Napoli la station wagon che sarebbe stata usata per schiacciare mortalmente Belardinelli, conosciuto da tutti gli amici della curva con il nome di Dede. L’auto risulta intestata in leasing al padre incensurato di un tifoso del Napoli.
Ora l’auto, una Volvo, è bloccata sotto sequestro in un deposito. Altre due auto, poi, sono state individuate analizzando le immagini degli scontri, ma gli investigatori le starebbero ancora cercando per arrivare al sequestro e per verificare se siano coinvolte nell’investimento. Una di queste potrebbe essere stata la prima auto che ha urtato Dede facendolo cadere a terra, prima che la seconda auto lo schiacciasse. L’ultrà del Napoli, che sarebbe stato a bordo dell’auto sequestrata ieri, ha provato a negare la sua presenza a Milano quel giorno, ma sarebbe stato smentito da alcune testimonianze. Sarebbero in tanti ad averlo visto.
La procura di Milano, gip Guido Salvini, pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, con l’aiuto della Digos, sta piano piano identificando tutti i tifosi quel giorno in trasferta. E sta cadendo l’omertà sui nomi coivolti. Al momento i nomi iscritti nel registro degli indagati sarebbero almeno 20, anche perché inquirenti e investigatori stanno facendo verifiche in queste ore sugli oltre 100 tifosi interisti (tra loro anche ultrà del Varese e del Nizza gemellati coi nerazzurri) e su un’ottantina di ultras napoletani. Intanto, per oggi pomeriggio nel carcere milanese di San Vittore è previsto l’interrogatorio di fronte ai pm di Luca Da Ros, il cosiddetto «pentito» dell’inchiesta che nei giorni scorsi ha chiamato in causa Marco Piovella, nel direttivo dei Boys della curva nord. De Ros risponderebbe anche dell’accusa di omicidio come atto dovuto per svolgere gli esami autoptici e altri accertamenti tecnici, come le ambientali.
Sono stati sentiti in Questura anche i due ultras che hanno accompagnato il 26 dicembre soccorso all’ospedale San Carlo, Daniele Belardinelli. Dede, secondo il racconto dell’amico Piovella, quando era a terra era cosciente, parlava. «Io ho aiutato gli altri a caricarlo sull’auto che lo ha portato in Pronto Soccorso», ha raccontato Piovella. Nessuno degli amici, stando alle dichiarazioni che hanno reso agli investigatori, avrebbe capito le reali condizioni di Dede, arrivato in ospedale in codice giallo. Belardinelli aveva il bacino e le gambe schiacciate dalle ruote della Volvo sarebbero state proprio le fratture al bacino a causargli una emorragia interna. Il corpo del ragazzo è rimasto a terra circa dieci minuti prima di essere soccorso, e chi lo ha aiutato lo ha trasciato fino al marciapiede, forse aggravando la situazione. Nel frattempo, l’autopsia sul cadavere di Belardinelli, morto alle quattro del mattino successivo, non è ancora stata fissata e probabilmente sarà effettuata la prossima settimana. Gli inquirenti vogliono prima ultimare una serie di informazioni di garanzia agli indagati nell’inchiesta con la contestazione, come atto dovuto, di omicidio.