Milano, 28 marzo 2023 - "Troviamo un marocchino, qualcosa, facciamo firmare che ha portato via tutto da qua ... e svuotiamo tutto da qua". Così Salvatore Bordo, il presunto capo dell'associazione per delinquere che avrebbe gestito una rete di consorzi e cooperative solo per evadere il fisco per circa 20 anni, parlava, intercettato col sistema del trojan, di come volesse liquidare, svuotare e far gestire "da cittadini marocchini" una delle tante società fatte fallire.
Un altro indagato gli diceva nel maggio 2022: "Trovare qualcuno che magari torna al suo paese (...) ritira le cose e se ne va".
L’ordinanza
Il giudice Luca Milani nell'ordinanza spiega che il sistema creato dagli arrestati (22 in totale, mentre gli indagati sono oltre 50) ha prodotto "un danno di vaste dimensioni nei confronti dell'Erario" e ha inquinato "il mercato del lavoro in settori nevralgici, con conseguenze disastrose per l'intera economia".
I prestanome
Tra gli amministratori di fatto di alcune delle società, come presunti prestanome, c'erano anche due cinesi, moglie e marito, detti "i tabaccai" nelle intercettazioni (durate quasi un anno col sistema trojan) perché titolari di un bar tabacchi a Milano. Tra le intercettazioni "emblematiche", secondo il gip, anche una con le parole di un avvocato (non indagato) che era a colloquio con Bordo. Spiegava che le cooperative del settore "devono necessariamente operare in evasione di imposta". Così diceva: "Non paghi l'Iva e non paghi questo e non paghi quell'altro e ti trovi con un buco così in petto, devi solo saltare, o devi studiare il sistema come uscirne da sta partita ... butti i soldi a bordo e dopo bruci ... questa è tutta la logica". E Bordo annuiva: "Per chi conosce il mondo questo è!".