MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Quei bravi ragazzi col coltello. Maria Carla Gatto (Tribunale dei minori di Milano): “Genitori e scuola non vedono il problema”

Dal killer di Candido Montini al 17enne di Paderno che ha sterminato la famiglia. Dal minorenne che ha ucciso Maria Campai all’assassino di Manuel Mastrapasqua: una sequenza terribile di casi

Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale dei minori di Milano

Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale dei minori di Milano

Milano – “Colpisce la violenza dei fatti commessi, quasi sempre con armi da taglio, e anche la frequenza con cui sono avvenuti”. Lo sottolinea Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale dei minori di Milano, a poche ore dalla convalida del fermo del 17enne che ha confessato di aver ucciso e rapinato Candido Montini, pensionato di 76 anni, a Catasco di Garzeno, nel Comasco, e che ora si trova al carcere Beccaria. La presidente Gatto evidenzia in una nota “il gravissimo e allarmante disagio” considerando tutti i casi violenti che hanno scosso la Lombardia in meno di due mesi e che hanno per protagonisti dei giovanissimi: il massacro della famiglia di Paderno Dugnano per mano del primogenito 17enne tra il 31 agosto e il 1° settembre, che ha ucciso a coltellate madre, padre e fratellino; un mese fa, l’omicidio di Maria Campai, di 42 anni, picchiata e soffocata a Viadana da un 17enne; il 24 settembre, l’aggressione di un sessantenne preso a colpi di mazza da baseball da un sedicenne, vicino di casa, a Cesano Maderno. Mentre l’11 ottobre, a Rozzano, Manuel Mastrapasqua è stato ucciso per strada con una coltellata da Daniele Rezza, poco più che maggiorenne (di 19 anni) per un paio di cuffiette da 15 euro.

Un disagio, quindi, su cui si era già interrogata?

“Sì. Questa tragica vicenda, che segue a breve distanza di tempo gli altri eventi parimenti drammatici che hanno come protagonisti giovani appartenenti a famiglie inserite nel contesto sociale, evidenzia un gravissimo e allarmante disagio che non viene tempestivamente intercettato né dalla famiglia, né dalla scuola, né dalle diverse agenzie del territorio”.

A proposito di famiglie, il 17enne di Catasco di Garzeno è parte della comunità, frequentava insieme ai suoi genitori, quasi ogni giorno, la bottega di alimentari della vittima. Possibile che nessuno abbia colto dei campanelli di allarme, prima?

“Mi domando come sia possibile, in questo caso come negli altri, che, pur vivendo nella stessa casa con i figli, i genitori non siano riusciti a cogliere nei loro ragazzi alcun segnale del malessere interiore che necessariamente doveva caratterizzare il loro stato emotivo”.

A proposito di violenza, ha sottolineato anche che a fare specie è l’utilizzo dei coltelli...

“Sì, mi ha colpito che la violenza venga compiuta attraverso armi da taglio, fino ad arrivare a uccidere. Un coltello da cucina è l’arma utilizzata a Catasco di Garzeno, adesso, e, prima ancora, sempre un coltello era stato impugnato a Paderno e a Rozzano. Mi colpisce anche l’allarmante frequenza con cui i fatti si ripetono. Ciò chiama tutto il mondo adulto a interrogarsi sulla necessità di cogliere i segnali di allarme in tempo utile, prima che sia troppo tardi”.