Milano – Kevin Mateo Rodriguez era ancora vivo quando il primo tram l’ha travolto sulle rotaie di via dei Missaglia. È il primo esito parziale dell’autopsia eseguita ieri mattina sul cadavere tragicamente mutilato del ventiseienne di origine ecuadoriana, investito da più mezzi pubblici nella notte tra il 25 e il 26 gennaio.
Resta il giallo sugli ultimi minuti di vita del programmatore informatico, che condivideva con altri coinquilini un appartamento in zona Gratosoglio, non lontano dal punto in cui è morto. Stando alla testimonianza di un amico, raccolta dagli investigatori della polizia locale guidati dal comandante Gianluca Mirabelli, Kevin ha trascorso con lui la serata in un locale della zona. Attorno alle 4, i due sono usciti e si sono incamminati verso la fermata del tram di via dei Missaglia: a un certo punto, il ragazzo si è accorto di aver sbagliato banchina e si è diretto dalla parte opposta per controllare gli orari di passaggio dei mezzi pubblici. Al ritorno, non ha trovato più il ventiseienne, sparito nel nulla: ha provato a cercarlo, ma pioggia e buio non l’hanno aiutato.
Solo nel pomeriggio successivo, seguendo il segnale gps dello smartphone di Kevin Mateo, ha scoperto la drammatica fine dell’ecuadoriano, ritrovando nella sede del Radiomobile di via Custodi. Una telecamera ha ripreso il momento in cui Rodriguez, non si sa se per un malore o per una caduta accidentale provocata da uno stato di alterazione, ha iniziato a barcollare, per poi finire proprio sui binari. L’impatto col primo tram, avvenuto dopo le 4.30 secondo i rilievi, è stato fatale. La famiglia, assistita dall’avvocata Angela Ferravante, vuole che ogni residuo interrogativo su quanto accaduto trovi una risposta, per capire se si sia trattato di una tragedia o se ci siano responsabilità da parte di qualcuno.
Durante l’autopsia, sono stati prelevati alcuni campioni di tessuto per i test tossicologici, che verranno effettuati se la pm Rossana Guareschi lo richiederà.