DIANDREA GIANNI
Cronaca

"Io, cieco e licenziato in tronco"

Alessandro Cambarau, primo e unico esubero in ditta dopo lo sblocco: trattato come un oggetto rotto

di Andrea Gianni

"Ho 51 anni e un’invalidità al 100%: senza questo lavoro non so come fare a vivere. Mi hanno trattato come un oggetto rotto, che da un giorno all’altro si può gettare via". Alessandro Cambarau ha ricevuto ieri, primo giorno utile per poter tagliare personale nei settori non colpiti dalla crisi, una lettera che per lui è "un pugno in faccia". Licenziato, si legge, "in conseguenza della necessaria riorganizzazione del lavoro in atto, che non giustifica più il mantenimento del posto di lavoro, e della impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni diverse". Cambarau non è un operaio qualunque, perché ha un’invalidità totale a causa di una patologia che ha provocato la progressiva perdita della vista. A denunciare l’episodio è la Fiom-Cgil di Milano, con il segretario Marco Mandrini che parla di "cinismo da guinness" da parte della ditta metalmeccanica FLSmidth Maag Gear di Segrate, che produce riduttori e conta circa 40 dipendenti. L’unico licenziato, dopo lo sblocco degli esuberi, è il 51enne, che vive a Merlino, nel Lodigiano.

Cambarau, da quanto tempo lavora per la ditta?

"Mi hanno assunto nel 2007 con la mansione di programmatore di macchine a controllo numerico. Ho problemi alla vista fin da bambino e ho già subito un distacco della retina nel 2003, ma questo non mi impediva di lavorare. Nel 2011 si è staccata la retina anche dall’altro occhio, ho perso quasi completamente la vista e da allora sono iniziati i problemi".

Che cosa è successo?

"Sono stato a casa otto mesi, mi hanno operato, e quando sono rientrato mi hanno assegnato un’altra mansione, perché non potevo più lavorare sui macchinari. Sto in portineria, rispondo al citofono o al telefono, cerco di rendermi utile. Nel 2018 avevano già tentato di licenziarmi, ma poi siamo arrivati a un accordo e il mio orario di lavoro è stato ridotto a part time. Ho uno stipendio di circa 850 euro al mese, che si aggiunge ai circa mille euro dell’invalidità".

Ha lavorato anche durante la pandemia?

"Da marzo 2020 mi hanno messo in cassa integrazione e, da allora, sono a casa. Mi sono fatto sentire per sapere quando rientrare al lavoro e il direttore dello stabilimento, mercoledì sera, mi ha detto che c’erano dei problemi. Sono stato convocato e mi hanno consegnato la lettera, dicendo in sostanza che non c’è più posto per me. Sono rimasto allibito, non mi aspettavo che arrivassero a tanto".

Perché, secondo lei, hanno deciso di licenziarla?

"Non penso che, per una multinazionale, il problema sia il mio stipendio. E io, d’altra parte, non ho fatto nulla di sbagliato. Non è colpa mia se ho perso la vista. Adesso, a 51 anni e con i miei problemi, chi mi darà un lavoro? La mia compagna è disoccupata, come facciamo a pagare l’affitto?".

I suoi colleghi come hanno reagito?

"Non si sono scomposti più di tanto, ognuno pensa agli affari suoi. Prima della pandemia c’erano già stati alcuni licenziamenti ma nessuno aveva protestato".

Adesso che cosa chiede?

"Con la Fiom, per prima cosa, impugneremo il licenziamento. Voglio solo che i miei diritti vengano rispettati, non sono un oggetto che può essere gettato via quando si rompe".