REDAZIONE MILANO

Io “solo“ vescovo? Il Papa pensa che lavori già tanto

Stoccate a Bergoglio dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini alla cerimonia a Como per la nomina a cardinale di Oscar Cantoni

"Ci sono state delle persone un po’ sfacciate che si sono domandate perché il Papa non abbia scelto il metropolita per fare il cardinale e abbia scelto invece il vescovo di Como". L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, parla dal pulpito del Duomo lariano durante la messa per il patrono Sant’Abbondio, mercoledì 31 agosto, prima cerimonia celebrata dal neo-cardinale Oscar Cantoni, vescovo della Diocesi comasca dal 2016.

È ironico, Delpini. Ma a tratti suona quasi graffiante. Le argomentazioni, pur addolcite dalla consueta simpatia, sembrano quasi una stoccata al pontefice che gli ha "preferito" Cantoni nella nomina a cardinale. Como-Milano: 1-0. "In questa scelta – dice Delpini – mi pare si riveli chiaramente la sapienza del Santo Padre. Perché ha scelto il vescovo di Como per essere un suo particolare consigliere? Io ho trovato almeno tre ragioni. La prima è che il Papa deve aver pensato che l’arcivescovo di Milano ha già tanto da fare, è sovraccarico di lavoro, e quindi ha detto: “Bisogna che lavori un po’ anche il vescovo di Como, e quindi ha pensato di dare un po’ di lavoro anche a te“". La battute sono inframmezzate dagli applausi. Qualcuno in chiesa sorride. "La seconda ragione è che probabilmente il Papa ha pensato: quei “bauscia“ di Milano non sanno neanche dov’è Roma, quindi è meglio che non li coinvolga troppo nel governo della Chiesa universale". Pungente. "E forse c’è anche un terzo motivo. Se mi ricordo bene, il papa è tifoso del River, che non ha mai vinto niente, e forse ha pensato che quelli di Como potrebbero essere un po’ in sintonia perché si sa che lo scudetto è a Milano". Ancora applausi, e un sottofondo di sorrisi nelle navate. "L’augurio, un po’ più serio: lavora. Il Papa chiede a noi, in particolare ai cardinali, di dedicarsi senza risparmio. Di servire la Chiesa fino al sangue".

Il discorso di Delpini viene ripreso da una troupe di Espansione tv. Dura sei minuti. Inizia così, rivolto al cardinal Cantoni: "L’augurio, l’affetto che questo evento ci ha regalato, è un modo per intensificare il rapporto di affetto con il Santo Padre, Papa Francesco che sceglie i cardinali perché siano collaboratori stretti, consiglieri attenti del suo servizio alla Chiesa universale. Voglio farmi voce di tutti i vescovi lombardi per dire il nostro affetto e la gratitudine al Santo Padre". Poi il sarcarmo esonda e ciò che vorrebbe apparire ironico suona quasi irriverente. Le battute? Taglienti. "Forse vi ricordate quell’espressione altissima di una sapienza antica che diceva che tre sono le cose che neanche il Padreterno sa" e una "è che cosa pensino i gesuiti". Monsignor Delpini non è stato “promosso“ cardinale dal gesuita Francesco in una città dove solitamente la porpora arriva. Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola, solo per citare i predecessori. La lista dei nuovi cardinali al concistoro conferma tuttavia la linea del Pontefice: prelati chiamati da Paesi remoti, fuori dalle logiche italo-centriste ed euro-centriste. Così sono state sacrificate alcune sedi "cardinalizie" tradizionali, Milano fra queste.

Chiude con la metafora calcistica, Delpini. "Fai il tifo per i perdenti, stai dalla parte di quelli che perdono – consiglia a Cantoni –. Il Papa chiede di lavorare tanto. Ma se per caso Roma ti chiedesse di lavorare troppo, tu potresti cedermi qualche valle della tua Diocesi, così ti risparmio un po’ di lavoro". Dalla Curia nessun commento nella convinzione che le precedenti dichiarazioni di Delpini dimostrino che non c’è nessuna forma di critica al Papa.