
Il rettore dell’università Bocconi Gianmario Verona
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Domande di iscrizione in crescita del 30% alla Bocconi. Con un +13% di richieste degli studenti stranieri per le lauree magistrali. "Sicuramente l’effetto Brexit si comincia a sentire, insieme al miglioramento continuo nelle classifiche internazionali: siamo nel radar degli studenti", sottolinea il rettore Gianmario Verona. Rettore, sono tornati gli studenti internazionali in campus? "Sì, in massa, soprattutto gli europei. Dei nostri 14.900 iscritti, gli internazionali rappresentano il 20%. Abbiamo ancora problemi con gli studenti stranieri che fanno riferimento a Paesi che non erogano vaccini compatibili al nostro green pass, in particolare di quattro nazionalità: cinesi, indiani, brasiliani e russi". Di che numeri parliamo? "Abbiamo un migliaio di studenti iscritti di queste nazionalità, ma alcuni di loro sono riusciti a vaccinarsi prima in Italia e sono già qui. Non possono ancora far rientro poco più della metà, 600 circa. Ma stiamo lavorando col Ministero per trovare una soluzione, anche perché il tampone ogni due giorni li disincentiva a tornare. Al momento stanno continuano a seguire a distanza, anche perché la sperimentazione digitale non si ferma". Per quanto riguarda il boom degli studenti europei, si sente l’effetto Brexit? "Sicuramente è una delle ipotesi ed è coerente con le nostre statistiche. Noi abbiamo tre tornate per le ’application’: la prima si è chiusa il 22 giugno con ancora più richieste rispetto allo scorso anno. Siamo attrattivi come Bocconi ed è attrattiva Milano: per uno studente è fondamentale scegliere la città in cui vivere. La ripartenza del Salone, delle ’week’, dei servizi, dà un segnale forte. Abbiamo già in campus tanti studenti tedeschi, francesi e nordeuropei". Siete stati i primi a dare il via alle lezioni. Com’è stato il rientro? "Siamo partiti con un’organizzazione non molto diversa rispetto all’anno scorso, con un 83% di corsi in presenza mentre per il 17% abbiamo continuato una sperimentazione a distanza. Ora il ministero chiede, alla luce delle disposizioni su cinema e teatri e anche della campagna di vaccianzione, di tornare al 100% in aula col green pass: si potrà ridurre il distanziamento di un metro. Ci adegueremo nel giro di una settimana, potranno tornare tutti". Niente effetto Covid sulle iscrizioni. Si è fatto invece sentire nell’inserimento lavorativo dei vostri laureati? "Non abbiamo avuto contraccolpi, noi misuriamo il placement alla laurea e un anno dopo. E il volume è rimasto analogo agli anni precedenti, anche per quanto riguarda il placement internazionale, col 32,9% di studenti che a un anno dalla laurea lavora all’estero. Una differenza si è vista però nella tipologia di contratto, c’è stato quale stage o contratto a tempo determinato in più rispetto all’indeterminato: le aziende si sono spesso prese del tempo prima di rischiare". È tornata a crescere anche la mobilità di ricercatori e docenti? "Noi a settembre abbiamo assunto 25 professori dall’estero e sono tutti qui. Ma un conto è ’prendere casa’, un altro la mobilità per convegni, che va più a rilento, un po’ perché il mercato scientifico è molto americocentrico e al momento ci sono ancora limitazioni differenti da Stato a Stato. Si continua a prediligere l’online o la modalità ibrida. I primi grandi eventi totalmente in presenza rimandano all’estate 2022. Certo, lo scambio di conoscenza via web non si è fermato e ci sono anche dei vantaggi a livello ecologico, se pensiamo alla riduzione dei voli. Spero che quanto abbiamo dovuto inventarci e imparare durante la pandemia non venga dimenticato, anche se tutti non vediamo l’ora di trovarci, guardandoci negli occhi. Servirà il giusto equilibrio per il futuro".