La multinazionale Just Eat, che gestisce uno dei più noti servizi di consegna a domicilio, ha comunicato il licenziamento di 50 lavoratori e lavoratrici della sede di Milano, pari a circa un quarto della forza lavoro. L’obiettivo dell’azienda è trovare “costi di produzione più bassi e flessibilità oraria maggiormente aderente al modello di business”. Tradotto: manodopera che costa meno e disposta a lavorare di più.
“Nulla di nuovo in un settore, quello del food delivery, che vede un costante susseguirsi di crisi aziendali con migliaia di lavoratrici e lavoratori espulsi senza possibilità di reimpiego”, scrive in una nota il sindacato Filcams Cgil, che ha lanciato l’allarme insieme a Fisascat e Uiltucs. “Ancora una volta, le scelte di business ricadono sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Just Eat, non ha nascosto l’esplicita volontà di sostituire i dipendenti licenziati assumendo all’estero. In un comunicato, la multinazionale afferma di essere “di fronte a una revisione aziendale” che “coinvolge diversi mercati”. Per la precisione in Italia “abbiamo informato le organizzazioni sindacali circa la nostra intenzione di esternalizzare le funzioni di servizio clienti. Poiché ci troviamo in una fase di consultazione, in questo momento non possiamo fornire ulteriori dettagli”.