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Hanna Herasimchyk uccisa a Pozzuolo, l’ex compagno chiede di essere scarcerato: “Mancano i gravi indizi”

Konrad Daniec è dietro le sbarre dal 13 dicembre per la morte violenta della donna, ex ballerina bielorussa di 46 anni. Il 3 gennaio udienza al Tribunale del Riesame

Konrad Daniec è accusato di aver ucciso la moglie Hanna Herasimchyk

Konrad Daniec è accusato di aver ucciso la moglie Hanna Herasimchyk

Pozzuolo Martesana (Milano) – Il 13 dicembre è finito in carcere con la terribile accusa di omicidio volontario per la morte della compagna Hanna Herasimchyk, uccisa il 12 giugno a casa sua a Pozzuolo Martesana. Un delitto, secondo la ricostruzione dell’accusa, al termine di una lite. Ora Konrad Daniec42enne polacco, tramite i suoi legali Elisa Marabelli e Lorenzo Puglisi, chiede di essere scarcerato e ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro l'ordinanza di custodia cautelare. L'udienza si svolgerà il prossimo 3 gennaio.

Secondo le indagini del pm Francesca Crupi condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri, Daniec nella notte tra il 11 e il 12 giugno, dopo una violenta lite con la donna bielorussa di 46 anni l'avrebbe soffocata, provocandone il decesso, simulando poi il suo ritrovamento solo la mattina del successivo 13 giugno. I legali - da quanto appreso - sostengono che il 42enne polacco debba essere liberato per l'assenza dei gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti.

L’omicidio

I due vivevano in un appartamento in via del Citra a Pozzuolo Martesana dalla fine del 2021. Lei aveva anche un passato nei locali notturni, ma di quella vita di lustrini non era rimasto nulla. Hanna Herasimchyk non usciva quasi mai di casa. Nessuno la conosceva in paese, tranne i vicini, abituati ai litigi della coppia. Ma ai carabinieri hanno riferito di non averne più sentiti da metà maggio. E non, senz’altro, quella notte fra l’11 e il 12 giugno in cui gli inquirenti collocano il femminicidio. Hanna conduceva una vita ritirata. Alle botte del compagno era abituata. Ai rari amici che le erano rimasti diceva che "è giusto che un uomo picchi la propria donna". Una mentalità che l’aveva spinta a sopportare soprusi e aggressioni, ma il ménage si era fatto più pesante da quando lui, corriere di mestiere, aveva avviato una relazione parallela con una cliente. 

La sera dell’ultima, fatale, discussione, nessuno ha sentito nulla nel condominio. Il giorno dopo, il 13 giugno, i carabinieri hanno trovato Hanna morta, per terra, fra il soggiorno e la cucina. Accanto al corpo, ciocche dei suoi capelli, sotto le unghie il Dna dell’aggressore: Daniec.

Il tentativo di sviare le indagini

Ma nelle prime ore dopo la morte, il compagno avrebbe tentato di "precostituirsi un alibi", secondo la gip del tribunale di Milano, Anna Magelli, che ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere. L'uomo avrebbe trascorso poi oltre 24 ore fuori casa, dormendo a bordo del camion che guidava per lavoro. Un'assenza giustificata agli inquirenti con la voglia di "evitare altri litigi", dopo l'ennesima lite con Hanna. All'alba del 13 mattina, però, a suo dire preoccupato dalle mancate risposte della donna (era già morta), rientra nell'appartamento, dove lei giace sul pavimento tra il soggiorno-cucina e il corridoio, senza vita e con lividi sul corpo. Nella mano destra, chiusa a pugno, una ciocca di capelli. È lo stesso Daniec a dare l'allarme. Ai carabinieri l'uomo "visibilmente provato e in lacrime" riferisce sin da subito di una discussione tra la vittima e un suo ex fidanzato, che le aveva inviato messaggi minatori. Per la gip un tentativo di "sviare le indagini", che tuttavia non convince gli inquirenti. Passa poco tempo e Daniec diventa "il primo sospettato della morte della compagna convivente".