
I pannelli luminosi sono stati montati sia al piano terra dello stabile d’angolo sia al primo piano
Milano, 23 marzo 2025 – I monitor luminosi restano lì. La disfida legale sui pannelli installati sulla facciata dello stabile d’angolo tra corso Buenos Aires e viale Tunisia è stata vinta dai titolari del negozio di cosmetici che li hanno fatti montare due anni fa. Dopo il via libera del Tar a settembre, nei giorni scorsi è arrivato il sigillo del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentato dal Comune contro il verdetto di primo grado. La ricostruzione dell’intricata querelle giudiziaria ci riporta al 28 marzo 2023, quando l’azienda presenta all’Unità servizi pubblicitari una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per l’installazione di undici monitor (sette al primo piano e quattro al piano terra) sulle finestre dell’edificio di viale Tunisia.
Una settimana dopo, gli uffici dell’amministrazione rispondono con una diffida, visto che mancano alcuni documenti. L’11 aprile gli atti arrivano, ma il 15 maggio il Comune, sollecitato da un residente, invita la società a spegnere gli impianti entro le 23 e a mantenere un livello di “intensità e irraggiamento luminoso tale da non produrre forme di inquinamento ambientale”. Il 10 luglio, ecco il parere della direzione Mobilità, che dà il via libera ai pannelli al piano terra e blocca quelli in alto per i potenziali disturbi ottici agli automobilisti. Il 12 settembre, il Comune chiede ai titolari di inviare foto che dimostrino la mancata installazione o “l’intervenuta rimozione dei monitor”. A quel punto, scatta il ricorso al Tar, che prima accorda la sospensiva e poi accoglie l’istanza nel merito: in sintesi, i giudici spiegano che l’amministrazione si è mossa fuori tempo massimo.
Il secondo round va in scena in Consiglio di Stato, ma il risultato non cambia. Il collegio presieduto da Francesco Gambato Spisani si concentra sui due pareri viabilistici: “Benché il secondo – la premessa – fosse particolarmente approfondito in relazione alla possibile interferenza delle insegne con la segnaletica semaforica e alle condizioni di traffico della zona, nonché tenesse conto delle modifiche apportate dalla società all’illuminazione delle insegne, esso rimane una mera valutazione tecnica e non di interessi”. Di conseguenza, il ragionamento, non rientra nelle deroghe previste dall’articolo 19 della legge 241 del 1990, che prevede sì la possibilità di emettere provvedimenti oltre i termini di legge, ma specificandone nel testo “le ragioni di interesse pubblico, ulteriori rispetto al ripristino della legalità violata”, che giustificherebbero “la tardiva inibizione dell’attività e la loro prevalenza sul contrastante interesse del privato, che ormai ha conseguito un legittimo affidamento al mantenimento dello status quo favorevole”. Tutto ciò manca in questo caso, a parere dei giudici. Conclusione: le insegne continueranno a mostrare messaggi pubblicitari alle migliaia di persone che ogni giorno attraversano corso Buenos Aires.