ANDREA GIANNI
Cronaca

La battaglia in Comune Meno bar convenzionati e pranzi da incubo: raccolta firme per il ticket

Tempi lunghi per il pagamento e magri guadagni perché la pandemia ha decimato i locali che accettano pagamenti col sistema del badge. L’ipotesi di un refettorio in via Larga, ma servono 5,4 milioni di euro. .

La battaglia in Comune Meno bar convenzionati e pranzi da incubo: raccolta firme per il ticket

di Andrea Gianni

Per trovare un locale convenzionato con il Comune, in alcune zone di Milano, bisogna uscire dall’ufficio e camminare per trenta minuti, bruciando così la pausa pranzo. E i piatti offerti da bar e ristoranti che resistono, per un buono di 7,36 euro o di 4,43 euro per la formula “ridotta“, spesso non sono appetitosi ma "da incubo", come li definisce il sindacato Usi che ha raccolto foto e segnalazione del personale di Palazzo Marino e ha promosso una raccolta firme per chiedere di introdurre il sistema del ticket elettronico. Un sistema, già in uso nella maggior parte dei luoghi di lavoro privi di mensa, che permetterebbe così di spenderli ovunque, anche al supermercato. Allo studio del Comune, tra l’altro, c’è anche l’apertura di un refettorio al piano interrato del palazzo in via Larga, sede dell’anagrafe, con permetterebbe di erogare in media 800 pasti al giorno. Il problema, emerso negli ultimi incontri fra Comune e sindacati, è il costo per adeguare il locale: 5,4 milioni di euro "oltre a Iva e imprevisti". Elementi al centro di una battaglia sindacale per "il diritto al cibo" per i circa 14mila dipendenti comunali, tra cui gli agenti della polizia locale, che attualmente usano un sistema che prevede il pagamento del pasto tramite il badge (una parte a carico del Comune e l’altra detratta dalla busta paga) in una sere di locali convenzionati.

Bar e ristoranti però, durante la pandemia, hanno fatto un passo indietro ritirandosi dalla convenzione, sia per il magro guadagno a fronte di costi aumentati per gli esercenti sia per i tempi lunghi dei pagamenti. Nel 2019, come emerge dai dati presentati durante l’incontro con i sindacati, erano 477 gli esercizi convenzionati a Milano. Attualmente i dipendenti hanno a disposizione solo 306 locali convenzionati in tutta Milano, con "la carenza accentuata nelle zone centrali che per i costi di gestione più alti offrono servizi a prezzi più alti". E anche in periferia ci sono interi quartieri scoperti. Intanto i costi per la pausa pranzo a Milano continuano a lievitare, sull’onda dei generali rincari. Il Comune vorrebbe procedere quindi con una nuova gara - che aumenterebbe il valore del buono ma anche la trattenuta nella busta paga dei dipendenti, da 2,15 euro a 3 euro - con l’obiettivo di rendere più appetibile la convenzione per i bar. Soluzione che peserebbe meno sui bilanci di Palazzo Marino. La proposta è stata però accolta dalle proteste del sindacato Usi, che ha promosso la raccolta firme per chiedere il ticket elettronico per tutti. "Ricordiamo che un lavoratore presente tutti i giorni che non usufruisce del buono pasto perde 1.117,60 euro all’anno – spiega Stefano Mansi, rappresentante sindacale –. Nell’ultimo anno sono stati erogati solo 839.800 pasti annui per il costo di 4.240.990 euro. Dove sono finiti gli altri sei milioni di euro tondi tondi? Perché non vengono ripartiti tra i dipendenti? Che si diano direttamente in mano ai dipendenti i ticket elettronici da 7,50 euro e si dia la possibilità di spenderli dove meglio credono, come succede nella altre pubbliche amministrazioni".