"Questo non è un film": un grande ciak, “indossato“ da uno studente, accoglie in piazza della Scala. Va in scena la protesta delle arti, ed è partecipatissima. Sono centinaia le comparse per l’azione intitolata “Civiche da tre soldi“, ispirata a Brecht, e sono diverse centinaia gli spettatori, incuranti della pioggia. Parte la Fanfara dell’uomo comune di Aaron Copland poi, alla Marcia dei gladiatori di Fučík, entrano i “padroni“ in giacca e cravatta. Salutano mentre altri attori sfilano con le mani in alto: "Alle scuole civiche di Milano non mancheranno mai il sostegno e l’attenzione costante da parte di questa amministrazione per continuare a formare le future generazioni di artisti e professionisti dello spettacolo": il ritornello dei “padroni“, che rievocano sarcasticamente le parole dell’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. Tra marce funebri, sacchi di soldi mangiati e buttati e una cultura lasciata “in mutande“, gli studenti intonano: "Da vane parole non mi lascio ingannare, sono oggi in piazza e continuo a lottare".
C’è un’orchestra intera della civica Claudio Abbado, c’è il coro che parla in cinque lingue grazie ai testi tradotti dalla scuola Altiero Spinelli, ci sono gli attori e i registi della Paolo Grassi e della Luchino Visconti. Tutti insieme, compatti, accanto a docenti, personale e sindacati. E l’arte della protesta arriva dritta al punto. Sale a Palazzo Marino una delegazione, accolta dall’assessore Sacchi e dal direttore generale di Fondazione Milano Marco Minoja mentre i giovani delle Civiche leggono una lettera aperta alla città. Il secondo atto si chiude con un "primo importante risultato": esce la delegazione sventolando il foglio scritto di pugno, che porta le firme di tutti. C’è l’impegno politico "assunto dal Comune a salvaguardare la continuità didattica delle scuole civiche, consolidandone, a partire dal prossimo assestamento, le risorse economiche".
I sindacati Cgil, Cisl e Uil Funzione pubblica "esprimono soddisfazione" mentre la direzione di Fondazione Milano "si impegna a convocare un primo tavolo sindacale il 30 aprile per formalizzare un accordo che garantisca il futuro delle scuole civiche in coerenza con la storia e la natura delle stesse". "Parole non banali: la mobilitazione paga – sottolinea Lucilla Pirovano, segretaria FpCgil –: abbiamo raggiunto un primo traguardo e abbiamo una data per garantire un futuro a queste scuole, che sia coerente: non sono scuole aziendaliste, al centro ci sono la formazione culturale e artistica, l’accessibilità a studenti di tutti i censi". Lo stato di agitazione non si scioglie ancora, ci sarà (almeno) un terzo atto, ma si intravede uno spiraglio, con "l’impegno anche a togliere la ’lettera scarlatta’, la clausola alle prossime iscrizioni:
la nota “i corsi potrebbero non partire“ sarebbe stata un colpo fatale" . Vogliono vedere partire tutti i corsi gli studenti, come gli oltre novemila cittadini che hanno già firmato la loro petizione.