Chi era lì, accerchiato da una trentina di persone che urlavano e inveivano contro le divise, ha visto tanti smartphone puntati sulla scena per riprenderne le fasi più concitate. Tanto da far sorgere il dubbio, che resterà tale se qualcuno dei presenti non lo ammetterà esplicitamente, che tutto sia stato organizzato per immortalare il raid in tempo reale e dare il filmato in pasto ai social. Al di là delle motivazioni, resta il blitz violento contro la polizia locale in via della Chiesa Rossa, che si è concluso all’alba di ieri con tre arrestati e nove ghisa costretti a ricorrere alle cure dei medici del Fatebenefratelli e dimessi con prognosi da 3 a 10 giorni.
In manette per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate in concorso il ventenne Tito G., colui che avrebbe dato inizio all’azione (e che dovrà rispondere anche di danneggiamento aggravato), il ventunenne Ivan C. e la sua coetanea Chiara C.; i primi due hanno precedenti che vanno dalla ricettazione agli stupefacenti, fino alla violazione di domicilio e alle minacce. Qualche ora dopo, sono finiti davanti al giudice della direttissima: i provvedimenti sono stati convalidati, con misura cautelare dell’obbligo di firma tre volte a settimana per tutti e tre; la prossima udienza è stata fissata a settembre. La ricostruzione dell’episodio ci riporta alle 4.30 davanti al locale Church 81. La pattuglia "Tango 4.2" con tre agenti a bordo passa di lì perché è assegnata al controllo notturno della Zona 5. Un ragazzo a petto nudo sbarra la strada al veicolo, scaglia una bottiglia di vetro e sferra un calcio che manda in frantumi uno specchietto. Attorno alla macchina si radunano una decina di persone, ma il numero cresce rapidamente fino ad arrivare a 25-30.
Gli agenti trovano uno spiraglio nella folla e riescono ad allontanarsi: non ci sono le condizioni per intervenire, vista l’evidente inferiorità numerica. La richiesta di aiuto alla centrale di piazza Beccaria genera l’arrivo di altri due equipaggi (quindi di altri sei ghisa) e in un secondo momento delle Volanti della polizia. I vigili si ritrovano accerchiati: alcuni vengono malmenati e spintonati. Nel parapiglia, un agente cerca di disperdere la folla con lo spray urticante, ma il tentativo non sortisce effetti. Il ventenne Tito G. cerca di scappare su una motocicletta guidata dall’amico Ivan C. (col volto coperto da un passamontagna), ma entrambi vengono bloccati prima di riuscire a fuggire. Insieme a loro finisce in camera di sicurezza pure l’incensurata Chiara C., una delle più esagitate nella zuffa in cui resteranno feriti nove vigili.
"Si può dire che in un giorno siamo passati da carnefici a vittime", premette il segretario provinciale del Csa Orfeo Mastantuono. Il riferimento è alla condanna in abbreviato a 10 mesi di reclusione (pena sospesa) per uno degli agenti a processo per il fermo della trans Bruna in via Sarfatti. Poi il sindacalista aggiunge: "Servono più tutele per il nostro Corpo: c’è una legge vecchia di 40 anni che va cambiata, lo diciamo da tempo. E poi è indispensabile un maggior coordinamento con carabinieri e polizia: ormai i controlli nelle zone della movida sono diventati materia da ordine pubblico". "I ragazzi filmavano la scena, mentre noi non possiamo utilizzare le bodycam per questioni di privacy – ragionano Grazia Ingrao e Daniele Vincini del Sulpl –. Pretendiamo che quello strumento sia subito messo in funzione, a nostra protezione. Senza contare che quei video, se diffusi sui social, potrebbero dar vita a un pericolosissimo effetto emulazione".