ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

La città (sempre) sottosopra. Nel ’55 Gardella sentenziò: il metrò mezzo sorpassato

I sessant’anni della Linea rossa in mostra al Campus Bovisa Candiani "Non c’è spazio per i poveri: abbiamo scordato la lezione sociale del QT8".

I sessant’anni della Linea rossa in mostra al Campus Bovisa Candiani "Non c’è spazio per i poveri: abbiamo scordato la lezione sociale del QT8".

I sessant’anni della Linea rossa in mostra al Campus Bovisa Candiani "Non c’è spazio per i poveri: abbiamo scordato la lezione sociale del QT8".

I 60 anni della M1, la mitica Rossa – il 1° novembre 1964 il primo viaggio della più vecchia metropolitana milanese, opera della ora “settantenne“ società MM, nata nel 1955 – hanno offerto il magnifico spunto per una mostra. Al Campus Bovisa Candiani del Politecnico, fino al 28 marzo: “Milano Sottosopra”, a cura di Roberto Dulio.

Ci accompagna, professore, a riprenderci l’anima della nostra città cambiata negli anni? Sottosopra sempre? "Milano è sempre cambiata moltissimo. Vocazione, questa, di tutte le metropoli".

L’affluenza dei visitatori comunque dice l’interesse per i punti di vista del passato, per i condensatori di memorie. "Il percorso, lungo le fermate della M1 e anche della M2 Verde, mostra immagini provenienti dai fondi di architetti, designer, ingegneri, conservati negli archivi storici del Politecnico. Architetture che si trovano nel luogo scelto come sosta, e architetture immaginate. Rappresentazioni fatte nel ’900. Documenti originali, in una sala. Riproduzioni nell’altra sempre aperta al passaggio".

La metropolitana pure contribuisce al cambiamento, suscitando timore? "Questa illustrazione comparsa sulla rivista Stramilano del 1932, infatti, titola “Terremoto di piazza del Duomo per l’arrivo della Metropolitana”. Si conserva nel Fondo Ercole Bottani, che fu docente di ingegneria al Poli, e presidente della Società della metropolitana milanese".

Al suo costituirsi, drastica l’opposizione di qualcuno. "Certo, “La Metropolitana mezzo sorpassato” sentenziò nel 1955 l’architetto Ignazio Gardella nell’inchiesta giornalistica su problema viabilità e soluzioni. Per lui, meglio le sottovie".

Nel 1955 peraltro sorge, all’angolo tra via Vittor Pisani e piazza della Repubblica, il “Grattacielo di Milano”, facendo un’eccezione. "L’edificio-manifesto di Luigi Mattioni, architetto sconosciuto al grande pubblico, ma che ha modellato il volto della Milano del boom, è il primo a superare l’altezza limite di 108 metri, quella della Madonnina sulla guglia più alta del Duomo".

Voglia di rompere con il passato? "Mattioni è sostenitore della “casa alta”, icona di salubrità e igiene propri dell’architettura moderna, in contrapposizione agli agglomerati di edifici bassi a cortina. E arriva a immaginare persino un sistema di funivie urbane fra grattacieli-autosilo".

Però il rischio, denunciato da Gregotti nel 2015, non è una città generica fatta di grattacielismo e bigness? "Ottimizzano le risorse i grattacieli. Ma una volta li inventavamo, anche in relazione alla nostra cultura (vedi la Velasca). Ora ci conformiamo agli standard internazionali. È il mercato, o la speculazione, a dettare la visibilità. E nelle mani delle forze del mercato sta la distribuzione spaziale della popolazione".

In estrema sintesi, a Milano non possono più abitare i poveri. Invece una volta... "Nel 1947 viene elaborato il QT8, dove poi arriverà la metropolitana, quartiere modello di umanesimo. In mostra, Vincenzo Ficco lo mette bene in luce".

Sciogliamo l’acronimo? "Quartiere Triennale Ottava, perché l’ottava edizione del 1947 è l’occasione per prospettare un piano di edilizia residenziale: dare alloggio agli sfollati del conflitto, combinando qualità ordinarie e presenze eccezionali, funzionalità e soluzioni d’avanguardia. Prefabbricati bellissimi. Spazi verdi tuttora difesi dai residenti. Progetto del gruppo di Piero Bottoni, che alla moglie dedica il Monte Stella: in periferia, il più straordinario belvedere sulla città".

In piazzale Loreto, una lezione di storia. "Prima dell’impiccagione per i piedi di Mussolini e gerarchi, svettava dal 1928 il più grande albergo di Milano, il Titanus. Demolito negli anni Sessanta".

Oggi, al contrario, non spuntano troppi alberghi? "Piuttosto che centri commerciali, in una Milano mangiatoia, o B&b che fanno anche schizzare in su i valori immobiliari, meglio gli alberghi...".

Ai visitatori “sotto” possiamo prospettare grandiose voragini dantesche? "Semmai, mi lasci ricordare che per Gadda “a casa del Diavolo” equivaleva andare al Politecnico a due passi da piazza Leonardo da Vinci. Tanto più a questo Campus Bovisa... Ma con la M3 Gialla (fermata Dergano), o ancor meglio con il Passante, ci si arriva facilmente".

Per finire in cielo? "Tram volanti si figurava Portaluppi, preside del Poli e grande disegnatore satirico, immaginando la Milano del 2019, in questo schizzo del 1919, dedicato a Ulisse Stacchini, l’architetto della Stazione Centrale".