Emanuele
Salamone*
Un esercizio di pesi e contrappesi domina il panorama politico-economico globale, le super potenze fanno a gara a cecare consensus generale altre invece sembrano aver distorto (in parte) le proprie politiche di aggregazione. Sembra appunto che l’Europa sia diventata terra di conquista, fortemente ambita per (ri)stabilire vecchi e nuovi equilibri tra i vari Paesi che se ne contendono la leadership. Non siamo di certo alle porte di una nuova guerra fredda, ma è inevitabile leggere nuovi paradigmi, gli Stati Uniti ogni giorno più presenti sulla scena europea per rinnovare il sostegno e la vicinanza sancendo un nuovo patto atlantico che, tra le altre cose, chiederebbe al vecchio continente una posizione più netta nei confronti della Cina.
Quest’ultima si è invece trovata a dover fare i conti con una politica espansionistica incentrata
esclusivamente sull’economia. Per questo motivo sembra invece essersi indebolita, provata da una logica che non trova più riscontro tra quegli attori che per un attimo sembravano quasi dipendenti nelle loro economie. Alla lunga non è stato possibile mantenere degli schemi siffatti in occidente: dimensionare i rapporti politici è alla base degli equilibri di sistema e leggerne le sfumature è una dote che andrebbe valorizzata più spesso. Un capitalismo siffatto e svilito a mera realtà produttiva, e sotto un ferreo controllo non trova terreno fertile in occidente dove il concetto di libertà ha dato il via ad una formazione storico-sociale che ha prodotto dei virtuosismi di un progresso storico che ridisegnava i confini dando vita al concetto di democrazia liberale. All’ultimo G7 Mario Draghi è stato molto chiaro: ovviamente dobbiamo difendere gli interessi italiani ed europei dalla concorrenza, ma anche nei confronti di quei Paesi che violano i diritti umani, la dimensione non può che essere quella di cooperazione per risolvere i grandi problemi. Coesistere è un mantra, la crisi che ha investito il mondo intero ha portato nuove logiche di confronto e riorganizzato i processi delle politiche economiche, talvolta stravolgendole e altre consolidandole: resta il fatto che una cooperazione virtuosa nel rispetto delle proprie policies porterebbe vantaggi reciproci.
*Senior vice-presidente
e partner di Value Partners