"Preferiamo affittare a personepiù tradizionali". Tradotto: non si affitta ai gay. Così l’imprenditore Andrea Papazzoni, 34 anni, ex discografico e titolare di una società che gestisce due Bed&Breakfast, ha denunciato con un video sui social l’episodio di discriminazione di cui è stato vittima, insieme al suo compagno, nel far west del mercato delle locazioni a Milano.
Il filmato pubblicato da Papazzoni su Instagram è diventato in poco virale raccogliendo migliaia di reazioni e commenti, ma anche la replica dell’agenzia immobiliare che si è occupata della (mancata) transazione, secondo la quale "l’orientamento sessuale del cliente non è stato oggetto di discussione". Una versione che il 34enne contesta a sua volta spiegando che "la nostra solidità economica è ben oltre le garanzie richieste per quell’immobile".
Facciamo un passo indietro. Così Papazzoni ripercorre con Il Giorno le tappe della vicenda: "Abito a Milano da molti anni e sia io che il mio compagno abbiamo un appartamento di proprietà. Avendo però preso con noi due bassotti ci siamo messi alla ricerca di una casa più grande, con uno spazio esterno. Abbiamo quindi messo in affitto i nostri appartamenti per prenderne in affitto uno più adatto alle loro e alle nostre esigenze. Ci siamo imbattuti in questo immobile in zona Maciachini che era perfetto: casa indipendente in un cortile interno, due piani, piccolo giardino, terrazzo".
La casa ideale insomma, così Papazzoni accelera i tempi, anche perché per riuscire ad accaparrarsi una casa in affitto a Milano bisogna battere un numeroso e agguerrito esercito di contendenti. "Dico subito all’agenzia che la casa va bene, voglio affittarla. Porto tutti i documenti in agenzia, verso la caparra e firmo la proposta. L’agente mi dice anche che aveva fatto nel frattempo una visura sulle mie società e che, effettivamente, la posizione economica è solidissima. Sono sollevato e felice: finalmente abbiamo la casa che volevamo".
Dopo qualche giorno però la sorpresa. "Mi richiama l’agenzia e mi dice che il contratto non può essere stipulato perché la proprietaria dice che vuole orientarsi su persone “più tradizionali“. Rimango basito e chiedo spiegazioni: ‘In che senso tradizionali?’. L’agente mi parla di ‘lavori tradizionali’ sottolineando la poca affidabilità di ‘voi dello spettacolo’, riferendosi probabilmente alla mia attività di discografico. Peccato che la mia dichiarazione dei redditi dica tutt’altro e cioè che economicamente non ci sono proprio rischi. Avendo, oltre alla società che gestisce dei B&B, anche una casa di proprietà a Milano e due a Roma. Dietro la parola ‘tradizionale’ si nasconde quindi una discriminazione di altro tipo".
Di tutt’altro segno la ricostruzione dell’agenzia immobiliare: "Il tema dell’orientamento sessuale del cliente - dicono i titolari - non è stato oggetto di discussione, nè con lo stesso nè con la proprietà. Siamo impegnati a fornire un servizio equo e professionale a tutti i nostri clienti, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, genere, etnia o religione".
Spiegazione alla quale risponde lo stesso Papazzoni: "Ho la fortuna di essere una persona mediamente felice e benestante, con un compagno stupendo e un ottimo lavoro. Non ho bisogno, né cerco, alcuna visibilità. Semmai sono contento di aver dato risalto alla discriminazione che subiscono tutte le persone ‘non tradizionali’, per usare la parola che hanno usato con me. Persone che magari non hanno né la forza né l’occasione di denunciare quanto subiscono".
Luca Tavecchio