LAURA LANA
Cronaca

La Fondazione Isec ricorda Vignati. La sala studio dedicata a Peppino

Monica Chittò: "Un ricercatore e studioso, ma soprattutto sapeva spingere i giovani e dare loro centralità"

La Fondazione Isec ricorda Vignati. La sala studio dedicata a Peppino

Nella Giornata europea del patrimonio, la Fondazione Isec non ha solo aperto i suoi archivi al pubblico, esponendo libri, documenti, oggetti e manifesti della cultura d’impresa a Sesto. L’istituto di largo Lamarmora ha voluto ricordare Giuseppe Peppino Vignati, uno dei protagonisti indiscussi di Sesto e anima per decenni dell’Isec. La sala studio è stata infatti dedicata a Peppino, scomparso nel maggio del 2017. Una targa scoperta da Gianni Cervetti, che guida la Fondazione, e dal figlio Leonida Vignati, insieme ai tanti amici che hanno voluto esserci: da Antonio Pizzinato all’ex senatore Luigi Vimercati fino agli ex sindaci Giorgio Oldrini (anche lui tra gli animatori del primo Isec) e Monica Chittò, che con lui condivise l’esperienza di Rondottanta. "Peppino è stato un ricercatore, studioso, autore di saggi eccezionale, ma soprattutto era una persona che sapeva lasciare spazio – ha ricordato Chittò -. Sapeva spingere i giovani e dare loro centralità. In Rondottanta fece proprio questo". Vignati, è stato detto, apparteneva alla generazione che fu chiamata "della nuova Resistenza", quella schiera di ragazzi che nel 1960 si rivoltò contro il Governo Tambroni. Autodidatta appassionato e meticoloso, colse subito che Sesto era un punto nevralgico, un osservatorio privilegiato. Fu protagonista del primo impegno del gruppo di ricercatori alle origini dell’Isec. Collaborò con allora ancora giovani studiosi del calibro di Luigi Ganapini e Giulio Sapelli e di luminari affermati come Valerio Castronovo. Grazie alle acquisizioni di un’imponente massa documentaria, da lui fortemente volute e perseguite, in pochi anni portò l’istituto ad assumere un ruolo di primo piano. "L’Istituto resta. Questo è il suo capolavoro di intellettuale e di militante, di intellettuale militante", scrisse Gianfranco Petrillo nel 2017. Oggi l’Isec è riconosciuto dal ministero della Cultura come "archivio di notevole interesse storico", fa parte dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri-Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea e conserva un patrimonio archivistico e librario imponente fatto da 5 chilometri lineari, oltre 400 fondi archivistici, 170mila fotografie, 100mila disegni tecnici, 1.500 manifesti politici, 800 ore di interviste, 100mila volumi, 4mila periodici, centinaia di cimeli.