Sedici Nobel della Fisica e cinque Nobel della Chimica (già premiati o che lo sarebbero stati in futuro) sono seduti attorno allo stesso tavolo, al fianco di chi contribuì a scoperte cruciali: 41 luminari in un’unica foto - scattata al settimo Congresso di Solvay nel 1933 - incorniciata dai loro autografi. Ci sono, fra gli altri, Erwin Schrödinger, Marie Curie, David Bohr, Richardson, Frederic Joliot, Chadwick, Patrick Blackett e Wolfgang Pauli. Manca all’appello solo Albert Einstein che, dopo l’ascesa al potere di Hitler, restò negli Stati Uniti. La fotografia, dal valore inestimabile, è stata donata insieme ad altri documenti al dipartimento di Fisica dell’università di Milano-Bicocca - che porta il nome di Giuseppe Occhialini - da un suo allievo, collega e amico, Giorgio Sironi.
"Occhialini era presente al congresso, in quel periodo collaborava a Cambridge con Blackett - racconta Sironi, che è stato professore di Radioastronomia, prima alla Statale e poi in Bicocca -. Ricevette una copia originale della fotografia di gruppo che, rispetto ad un’altra copia esistente, con i nomi dei partecipanti stampati, è diversa in qualche dettaglio e presenta le firme autografe". Sironi seguiva le lezioni di Occhialini negli anni Sessanta: "Feci con lui la tesi e rimasi sempre in contatto con lui - ricorda l’allievo -. A un certo punto decise di ritirarsi a Parigi e, d’accordo con lui, mi trasferii nel suo studio. In un armadio tenevo i suoi documenti, compresa questa foto". Che ha custodito con cura, evitando andasse perduta.
"Il desiderio di tenerla con me era grande - non nasconde oggi il prof, che ha 84 anni -. Ma non mi sembrava corretto. È dell’università. Vorrei che diventasse patrimonio condiviso, anche se magari eviterei di esporla in un locale aperto, come facemmo noi tanti anni fa con alcune delle immagini del congresso di Solvay". Sironi non dimentica l’auletta, con gli scatti appesi durante le lezioni. "Ci contattò un giornalista del servizio radiotelevisivo svizzero per realizzare qualche copia, non so ancora come ne venne a conoscenza. Quando le vide ci disse: “Ma voi siete matti a lasciarle qui!“", sorride il prof.
La fotografia dei Nobel e dei quasi Nobel sarà custodita con cura - promettono dalla Bicocca- che sta pensando anche a una mostra per i 25 anni dell’ateneo e dello stesso dipartimento di Fisica, che dalla sua nascita al 2022 ha laureato 873 studenti nel corso magistrale o di vecchio ordinamento, più altri 1.510 nel corso triennale e 219 studenti della magistrale di Astrofisica e fisica dello spazio.
L’obiettivo è anche rendere omaggio a Giuseppe Occhialini, che sfiorò il Nobel almeno due volte, ne fu motore: "È famosa la frase di Bruno Pontecorvo: “Se volete vincere il premio Nobel lavorate con Occhialini: voi lo vincerete, lui no". Nel 1948 e nel 1950 Blackett e Powell ricevettero il premio per le loro scoperte e Occhialini - coprotagonista di entrambe - fu il grande escluso. "Era una persona che parlava con grande scioltezza: quando voleva dirti qualcosa andava dritto al punto - lo ricorda l’amico -. Lo incontrai pochi mesi prima che morisse a Parigi. Mi chiese di accompagnarlo a passeggiare, camminava già a fatica col bastone e sul viale c’erano tante bambinaie con i passeggini. Mi disse: “Una volta ero io che correvo, ora sono loro a superare me“". "Gli devo molto - conclude Sironi, guardando la foto in bianco e nero -: è stato lui a insegnarmi il metodo di fare ricerca. Quando ero ragazzo mi divertivo a riprodurre gli esperimenti di Marconi, fabbricavo radioline. Al momento della tesi mi ha convinto a virare dall’elettronica all’astrofisica sperimentale".