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La lezione degli astronauti: "Nello spazio pure i poeti. Credere sempre nei sogni"

Alla scuola Galilei-Luxemburg Paolo Nespoli e i colleghi parlano ai ragazzi. Tra i temi: il nuovo viaggio sulla luna, il turismo in orbita e le opportunità. "Ora tocca a voi trovare soluzioni. In passato pure un cellulare era fantascienza".

Andrea Patassa e Paolo Nespoli scattano un selfie con la platea di studenti

Andrea Patassa e Paolo Nespoli scattano un selfie con la platea di studenti

di Marianna Vazzana

MILANO

"Dobbiamo andare nello spazio. Non mandarci solo ingegneri, tecnici o piloti. Mancano poeti e artisti, manca la gente di tutti i giorni". Centinaia di occhi sono puntati sull’astronauta Paolo Nespoli che con tre missioni e i suoi "313 giorni, 2 ore e 36 minuti" trascorsi in orbita "è il più longevo per permanenza nello spazio a livello europeo" riporta il sito dell’Agenzia spaziale italiana. Ieri mattina è stato ospite alla scuola superiore Galilei-Luxemburg di via Paravia insieme ai colleghi Anthea Comellini e Andrea Patassa per l’evento organizzato grazie alla collaborazione tra l’Ufficio scolastico Regionale per la Lombardia, l’Asi e altre realtà. Si è parlato del ritorno dell’uomo sulla Luna, delle opportunità della new Space economy per i giovani, di turismo spaziale. Ma anche di come diventare astronauta e delle "competenze" richieste. Ma "non c’è bisogno solo di ingegneri o tecnici", ha ribadito Nespoli. "C’è tutta un’altra serie di capacità che deve rappresentare la razza umana sullo spazio. Senza dimenticare il turismo". Com’è, vivere nello spazio? La curiosità più grande. "Se non c’è la gravità, anche il cuore lavora diversamente. Siamo stati formati per vivere sulla Terra. Se andassimo su Marte troveremmo una gravità ridotta". Agli astronauti del futuro – e tra i ragazzi ce ne sono tanti che sognano di diventarlo –, il compito di trovare soluzioni. Di andare sempre oltre, senza spegnere mai la curiosità. "Per andare su Alfa Centauri, che è a 39mila miliardi di chilometri, ci vogliono 150mila anni con una navicella di oggi. Sarà mai possibile? Ora dico no. Ma spetta a voi trovare delle risposte. D’altronde, duemila anni fa sarebbe stato impensabile avere un cellulare come quello che abbiamo tutti in tasca".

Comellini parla della Luna (con il programma Artemis la Nasa sta guidando l’esplorazione umana del nostro satellite). "Il ritorno sulla Luna – spiega – ha come obiettivo creare un’economia lunare sostenibile, cioè riuscire a sostenere la vita degli astronauti per un periodo più lungo, imparando a utilizzare le risorse che troveremo sul suolo lunare e a massimizzare il riciclo. Per esempio trovando modi per utilizzare la regolite, polvere lunare, per estrarre ossigeno, da utilizzare per respirare o come forma di combustibile per i razzi che devono tornare sulla terra. Soluzioni che poi potremo anche applicare sul nostro pianeta".

Senza dimenticare appunto che ogni conquista "torna sempre sulla Terra – evidenzia Andrea Patassa –. Le sfide vinte portano tecnologie da utilizzare nella vita di tutti i giorni, per proteggere la nostra casa, il nostro pianeta, e contrastare i problemi che noi stessi abbiamo creato negli ultimi decenni". Quanto ai futuri viaggi nello spazio, "le sfide sono soprattutto tecnologiche visto che le distanze sono sempre più grandi. Ci sono problemi per il corpo, dovuti ai viaggi più lunghi e al di fuori del campo magnetico terrestre".

E Nespoli, tornerebbe nello spazio? "È come chiedere a una persona se tornerebbe in vacanza – risponde –. Nello spazio non si è in vacanza ma è una cosa così bella, esserci. Diversa, che ti riempie, che ti soddisfa. Vedere la Terra da lassù, essere in grado di andare in questo posto isolato, confinato, ostile alla vita e riuscire a starci e divertirsi, è meraviglioso. Quindi la risposta è sì". Fin da piccolo, ha proseguito desiderava diventare astronauta. "Ma ho capito che era “impossibile“. Quando sono cresciuto, però, ho capito un’altra cosa: i sogni sono impossibili se non si ha il coraggio di provare a realizzarli". Tra i ragazzi che lo hanno applaudito: Davide Anvar, studente diciottenne. "Vorrei diventare astronauta anch’io", rivela.