Milano – Con la pioggia o con l’afa, con diverse pagine da studiare o nelle vacanze, Samuele il mercoledì è sempre al bosco di Rogoredo. Si incontra con un gruppo di volontari e porta cibo e abiti ai ragazzi che frequentano la più grande piazza di spaccio di Milano. Ieri Samuele, come molti suoi coetanei, ha affrontato la prima prova dell’esame di maturità. Frequenta il liceo delle scienze applicate Maria Ausiliatrice di via Bonvesin de la Riva e già guarda al suo futuro da studente universitario di Fisica. "Ho scelto la traccia C1, quella sull’elogio dell’imperfezione – dice all’uscita Samuele Bandolin, 18 anni –. Non credo di avere fatto il miglior tema della mia vita, ma devo subito concentrarmi sulla seconda prova e poi sugli orali". Pensa al percorso di studi che deve concludere, ma non ha alcuna intenzione di rinunciare a fare del volontariato.
"Ad agosto andrò in vacanza – ammette il maturando –, ma a luglio continuerò sicuramente a incontrami con il nutrito gruppo tutti i mercoledì. Non è un impegno così pesante, sono un paio d’ore la sera, dalle 20 alle 22,30. Continuerò anche quando frequenterò i corsi universitari". Si incontra con altre persone, tutte più grandi di lui, e va ad occuparsi dei suoi coetanei. Così da ottobre. "I giovani salveranno i giovani" ripeteva don Boschetti, il fondatore della Casa del giovane, la comunità della quale si occupa Simone Feder, che ha raccolto attorno a lui i volontari del mercoledì che vanno al bosco. Anche Samuele lo ha indirettamente portato lui. "Ho sempre avuto un’attenzione particolare per gli altri – racconta Samuele –. Talvolta davo soldi ai mendicanti o una mano a chi avesse bisogno scambiando quattro chiacchiere. Sentivo, però, la necessità di rendermi utile al prossimo e da soli è difficile, meglio operare in seno a un’associazione. Quando ho incontrato la figlia di Simone Feder, che insegna alle medie nella mia scuola, le ho chiesto che cosa potessi fare e così ho iniziato a distribuire cibo e vestiti a Rogoredo". Il titolare dei fast food di una nota catena porta i panini, un altro volontario valtellinese le focacce, un po’ tutti mettono da parte vestiti che non usano più e Samuele aiuta nella distribuzione.
"Un ragazzo di colore che era al bosco ora lavora nel fast food del volontario – annuncia Samuele –. Ha voltato pagina, è una storia positiva. È andata diversamente a un altro ragazzo mio coetaneo che avevo incontrato prima d’iniziare la mia attività di volontariato. Purtroppo è morto. Aveva 24 anni". Difficile per Samuele stringere amicizie con i frequentatori del bosco: "Ci vuole tempo per costruire dei rapporti. Prima di aprirsi devono avere fiducia. Con il tempo credo che potranno nascere delle amicizie. Gli altri volontari, quando portano il cibo il mercoledì, si fermano a chiacchierare con i ragazzi. C’è chi prende uno dei libri che sono stati donati con tanto di dedica per far “evadere“ i ragazzi del bosco, chi parla dei suoi problemi o presenta delle richieste. C’è chi cerca un lavoro, chi vuole uscire dal giro, chi vuole entrare in comunità e chiede a Simone se sia possibile. Io ascolto, ma non li posso ancora aiutare, sono un volontario da troppo poco tempo". Con la patente in tasca da pochi mesi, Samuele ancora non ha a disposizione un’auto: "Abito a pochi minuti da Rogoredo – confessa –, mi portano i miei genitori e mi vengono a riprendere". E il volontariato diventa un "affare di famiglia".