La natura è nella memoria, la memoria nella natura. Ed ecco, fra le venature, i volti dei piccoli ebrei deportati di Vilnius, impressi con tecnica fitografica su foglie secche raccolte nei boschi intorno alla capitale lituana. Lì, negli anni dell’orrore, i maestri portavano i bambini per sottrarli ai rastrellamenti nel ghetto e lasciarli liberi di giocare: "Questi bambini, strappati così presto alla vita, vivranno invece per sempre". Rimane allestita sino al 16 novembre, in quattro sale di Palazzo Pirola a Gorgonzola, la mostra “La natura della memoria. Radici e dispositivi“, lavoro dell’artista e fotografa lituana Dovile Dagiené, portata in Italia e curata da Stefano Ruffa, con il prezioso supporto a Gorgonzola di Jurga Po Alessi e di Walter Baldi, e inaugurata nei giorni scorsi con l’amministrazione comunale: "Immagini straordinarie – dice Nicola Basile, l’assessore alla cultura –: speriamo siano viste da tanti. E da tanti giovani". L’esposizione, allestita in quattro sale della dimora gorgonzolese, è un percorso sperimentale. L’esplorazione di Dovile Dagiené, conosciuta come Doda, "unisce fotografia e natura con risultati inediti", il suo lavoro è già stato insignito di prestigiosi riconoscimenti internazionali. Lungo il percorso di Palazzo Pirola tre serie di opere fotografiche: “Here then, there now“, studio sulla luce solare; “Boy with a stick“, il ragazzo con il bastoncino, riflessione sulle sfide dell’infanzia, l’esplorazione, la creatività, il superamento dei limiti. Ma il pugno al petto arriva con la sezione “Memories of plants“, riproduzione su foglie di fotografie d’archivio di bambini ebrei del ghetto di Vilnius. Destini interrotti, storie sconosciute, vite incompiute. "Questa sezione – così il curatore Ruffa – parla di due fragilità, quella della foglia, quella della vita. Ma la natura e la memoria hanno un’altra, grande possibilità: quella di tramandare. Anche di fronte alla brutalità della guerra c’è una fiammella di umanità che non è possibile spegnere". La tecnica di riproduzione fitografica è complessa, scientifica. "Questo – ha spiegato il curatore durante la presentazione – può darci un altro spunto di riflessione. Viviamo un’epoca in cui tecnologia e ibridazione fanno talvolta paura. Ma possono anche produrre grandi esiti. Come quelli che abbiamo sotto gli occhi qui oggi".
I volti sono ancora intatti fra le venature di una foglia. Sullo sfondo un dramma epocale. "Vilnius – così Baldi – ospitò un ghetto enorme, strutturato, con ben 12 sinagoghe. Fu rastrellato e distrutto. Ma le immagini sono rimaste. Ho avuto la fortuna di vederle, al museo della memoria della capitale, uno dei più belli d’Europa. Aiutano a comprendere un periodo. Peraltro in un momento storico difficile, in cui troppi bambini, ancora, sono costretti a soffrire e morire". La mostra è aperta il venerdì dalle 16 alle 18, sabato e domenica 10-12 e 15-18. Sul sito comunale visite guidate e laboratori. Per visite scolaresche 02.95701237.