Stefano
Mirti*
Estate: rieccoci a ragionare su un’altra iniziativa che lavora in maniera diretta e immediata sul futuropresente di Milano. Parliamo del Club Zero, ovvero il “Club dei Quartieri” in Triennale. Una grande corrente di forza e vivacità che parte dai diversi quartieri cittadini per arrivare fino in Triennale, nel cuore della città. Il punto di partenza è “Hyperlocal”, una rivista dedicata ai quartieri della nostra città che vive esclusivamente di affissioni. Cento manifesti (tutti diversi) per ogni quartiere. Ogni manifesto, un’immagine, un racconto, una storia, una persona. Poi, i cento poster si uniscono a diventare una grande affissione lineare dove tutte le persone possono andare a vedersi, riconoscere, raccontare di persona. Partiti da NoLo il mese scorso, la seconda puntata è stata ai Navigli: quartiere dopo quartiere un’intera estate per andare a scoprire gli angoli e le storie più incredibili di tutta la metropoli. Creativi, giovani, non giovani, diversamente giovani, la vita nelle strade e nelle piazze, imprese creative e le associazioni culturali. Italiani e non. Un processo di attivazione e racconto della grande linfa che innerva tutti i quartieri e un ribaltamento completo di prospettiva: in tempi normali è il centro che dà energia a tutto il sistema, in questo caso la scommessa è opposta. Attivare la periferia e trasportarne la grande vitalità e intensità verso il centro (che è la parte che ha più sofferto questi lunghi mesi di lockdown). Quindi, si parte dai quartieri per poi arrivare al Club in Triennale. Una serata “monografica”, ogni sera per un quartiere diverso. Ping pong, dj set, progetti fotografici, installazioni. Tutto prodotto dai soggetti coinvolti dalle affissioni raccontate prima. In pratica, il quartiere prende il controllo del giardino del grande palazzo di Muzio. Al bar ci sono i cocktail di quartiere, sul palco si alternano reading, cabaret, proiezioni, le performance più diverse. Una grande festa. Utilizzare il tempo sospeso della pandemia per andare in giro per la città a conoscere i gruppi, le associazioni, le persone più interessanti. Potremmo dire che è un progetto di “illuminazione” della città. Un’illuminazione che non vive di lampioni ma di sensibilità e di intelligenza: in tutto e per tutto, un bel progetto.
* Presidente
Fondazione Milano