ANNA MANGIAROTTI
Cronaca

La nuova era secondo Doninelli. Invasa dal capitale straniero. Milano ha perso l’identità

L’atto d’accusa alla borghesia meneghina: "Si è ritirata, ha ragione Sala. E contro l’ingiustizia dei poteri, qualcuno che gridi “ricorda!“ è necessario".

L’atto d’accusa alla borghesia meneghina: "Si è ritirata, ha ragione Sala. E contro l’ingiustizia dei poteri, qualcuno che gridi “ricorda!“ è necessario".

L’atto d’accusa alla borghesia meneghina: "Si è ritirata, ha ragione Sala. E contro l’ingiustizia dei poteri, qualcuno che gridi “ricorda!“ è necessario".

Il dubbio che il “Teatro degli Angeli“ non derivi il nome solo dal trovarsi nella Parrocchia dei Santi Angeli Custodi, quartiere di Porta Romana, ci costringe a verificare la vera natura dei fondatori, interrogandone uno. Luca Doninelli, siete umani o celesti? "Semmai angeli furono alcuni giovani che si fecero coinvolgere da Giacomino Poretti e Gabriele Allevi e da me nell’avventura. Senza il loro aiuto, difficilmente oggi staremmo qui a parlare di teatro. E tanti angeli ci stanno aiutando, perché il cammino non è facile e (come tutti) non abbiamo solo amici".

Il dolce zelo di certe creature lo canta nel "Natale" Alessandro Manzoni. Sempre attuale? "Sarebbe come chiedersi se lo è ancora il Duomo. O se non sia tempo di abbatterlo per farne un parcheggio. Manzoni, padre fondatore della Letteratura moderna, e di Milano, è ancora la migliore guida della città che io conosca".

Milano in festa, in questi giorni, trattiene? "Sì, passerò qui il Natale, con la mia famiglia e i miei nipotini. Ma non amo molto Milano in questo periodo. Faccio fatica a capire se, al di là della retorica, ha un progetto per il futuro. O e se è in grado di realizzarlo in mezzo a un disordine generale, non soltanto casuale".

A Milano ha dedicato nel 2005 "Il crollo delle aspettative". Ritratto-riflessione sulla sua crisi d’identità. A vent’anni di distanza come la pensa? "È passato un secolo, per la verità. Né Porta Nuova né CityLife esistevano. Il capitale straniero non aveva invaso la città, producendo una crisi immobiliare che modificherà per sempre il suo tessuto sociale. Il nome più importante era quello di Salvatore Ligresti. Il libro mi procurò amici importanti come Manfredi Catella e Giulio Sapelli. Oggi non saprei più come scrivere un altro libro su Milano...".

Perché? "Dovrei sapere bene quali soldi girano, ma sono sicuro che non sono più gli stessi di prima. La borghesia milanese - ha ragione il sindaco Beppe Sala - si è ritirata dalla città, non è più la protagonista economica e culturale". E gli operatori culturali? "Sono più soli di prima. Devono aiutarsi tra loro. Ma per farlo sarebbe necessario rinunciare ai sempre pesanti pregiudizi ideologici".

Nel frattempo, la collana “Le nuove meraviglie di Milano“ con quale spirito è uscita? "Cosa vecchia pure quella. Tentativo, eroicamente sostenuto dal CMC, di creare una squadra di narratori urbani, gente con talento e curiosità, desiderosa di svelare alcuni degli eterni segreti di Milano. Ci divertimmo molto. Scoprimmo, tra le altre cose, un rudere archeologico datato 2002 e un cimitero abusivo".

Milanesi meravigliosi? Nuovi milanesi? "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere".

Nel 2026 le Olimpiadi a Milano. Uno scrittore ci si deve cimentare? "Mi piacerebbe molto saper scrivere un romanzo sullo sport. Mi chiedo solo se oggi lo sport sia ancora in grado di produrre figure planetarie come Muhammad Alì o Diego Maradona. Io credo di sì, ma credo anche che l’industria dello spettacolo cerchi di non farcelo sapere".

L’ultimo libro, “Nero fiorentino“ (Bompiani), non l’ha ambientato a Milano..."Lo avevo in mente da tanti anni. Io sono per metà fiorentino, metà pesantissima. Al di là del genere letterario, thriller, che è venuto da sé, è una riflessione sulla capacità del presente di stare all’altezza del passato. La memoria non è solo un ricordo, è anche una sfida".

A teatro avete fatto gli auguri nel segno della memoria. "Infatti Popolizio ha letto un mio testo su un bergamasco e un bresciano, papa Roncalli e papa Montini, che operarono in un’epoca tragica e un po’ dimenticata. Contro la prepotenza, la sopraffazione e l’ingiustizia alla quale tutti i poteri tendono per natura, qualcuno che ci dica “ricorda!“ è necessario".

Verso il futuro ci può guidare il Giubileo della speranza? "Non si vive senza speranza. Anche chi la nega teoricamente continua pur sempre a sperare in qualcosa. Possiamo dire, finché ci pare, che siamo al mondo per morire. Però ogni mattina ci alziamo con un progetto da realizzare, magari piccolissimo, che so, comprare un frullatore nuovo, o andare a trovare un cugino a letto con l’influenza. Sarà una giornata uguale alle altre, forse, però oggi Pierino sarà interrogato in scienze, speriamo in bene... Milano è piena di uomini di buona volontà: come mi mancano! perché li hanno espunti dalla liturgia? Bene, ci vuole la buona volontà, che è il contrario dell’ineluttabile destino (che non esiste). Il giorno in cui crederà nel Fatale Corso della Storia, Milano smetterà di esistere".