"Un fenomeno particolarmente preoccupante continua ad essere la diffusione di gruppi criminali composti da giovanissimi, spesso appena maggiorenni, che si accompagnano a minorenni: si tratta di bande fluide che si aggregano e si sciolgono alla velocità dei ritmi dettati dal web e dai social network, e che esprimono comportamenti di notevole violenza spesso con l’unico scopo di esprimere odio e sopraffazione verso soggetti più deboli". È un passaggio importante della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della procuratrice generale, Francesca Nanni, che ha tracciato un quadro dell’andamento della criminalità nel distretto, in particolare quella che si sviluppa seguendo le dinamiche dei social che coinvolge giovani e giovanissimi. La procura generale ha acceso un faro che sui reati di genere che registrano un aumento, insieme allo stalking e sulla criminalità da strada.
Un’emergenza è costituita poi dallo sfruttamento nel campo del lavoro. La procura generale ha ricordato come la procura, nelle sue indagini più recenti, ha dedicato "particolare attenzione" al contrasto dello sfruttamento lavorativo. "Sempre preoccupante la situazione relativa ai delitti colposi di omicidio e lesioni da infortuni sul lavoro: anche se a livello distrettuale le statistiche indicano una diminuzione a Milano, sono state 13 le morti sul lavoro, a Monza sono state 6 contro le 4 del periodo precedente". E ancora sullo sfruttamento la Nanni: "l’alta moda fotografa un fenomeno che comprende due mondi, quello del lusso da una parte e quello dei laboratori cinesi dall’altra, che entrano in connessione con l’unico obiettivo dell’abbattimento dei costi e della massimizzazione dei profitti, attraverso l’elusione di norme penali".
Importanti anche le inchieste milanesi sui cosiddetti "serbatoi di manodopera" che hanno, poi, portato alla "internalizzazione", cioè all’assunzione, dei lavoratori che non ricevevano nemmeno i contributi. Interventi significativi sono stati pure quelli di contrasto alle "retribuzioni sotto la soglia di povertà", ad esempio nel settore della vigilanza privata, con aziende a cui è stato applicato il "controllo giudiziario".
Per contrastare il grave fenomeno dello sfruttamento la procura ha assunto inziative anche facendo uso di strumenti alternativi alla sanzione penale troppo spesso trascurati, come la responsabilità degli enti. Per fare cessare le situzioni di sfruttamento si agisce su due fronti: con l’imputazione di caporalato a carico dei titolari delle imprese sui quali gravano indizi e la richiesta di applicazione delle misure di prevenzione.