REDAZIONE MILANO

La protesta delle toghe: "Con le carriere separate a rischio l’indipendenza"

Sit in dei magistrati sulle scale del Tribunale con la Costituzione in mano. Poi escono dall’aula magna quando parla la rappresentante del Governo.

Sit in dei magistrati sulle scale del Tribunale con la Costituzione in mano. Poi escono dall’aula magna quando parla la rappresentante del Governo.

Sit in dei magistrati sulle scale del Tribunale con la Costituzione in mano. Poi escono dall’aula magna quando parla la rappresentante del Governo.

Schierati, compatti, con la toga e la coccarda tricolore appuntata al petto, la Costituzione alzata verso il cielo e la citazione delle parole del giurista e politico Pietro Calamandrei stampate su due striscioni davanti alla famosa scalinata di palazzo di Giustizia. Erano tanti i magistrati che ieri, giorno dedicato all’inaugurazione dell’anno giudiziario in tutta Italia, hanno protestato contro i contenuti della riforma. Tema affrontato anche dal presidente della Corte d’Appello Giuseppe Ondei, secondo il quale c’è il "reale rischio" - ha affermato nella sua relazione - di ferire i "principi costituzionali inderogabili quali l’autonomia e l’indipendenza", senza i quali la giustizia sarebbe "una farsa". Così pm e giudici si sono dati appuntamento prima dell’inizio della cerimonia sulla scalinata del Palazzo di giustizia per un sit-in. Quando poi, nell’aula magna, dove 23 anni fa il "resistere, resistere, resistere" di Francesco Saverio Borrelli incassò uno scroscio di applausi, è intervenuta Monica Sarti, capa degli ispettori del ministero della Giustizia, sono usciti in massa. Tra di loro, oltre a parecchi capi degli uffici anche il presidente del Tribunale Fabio Roia ed ex magistrati del calibro di Gherardo Colombo e Armando Spataro. "Quello che sta succedendo è molto dannoso per i cittadini e per l’organizzazione dello Stato", ha spiegato l’ex pm di Mani Pulite Colombo.

Spataro, un tempo capo dell’antiterrorismo milanese, ha aggiunto: "quando si mettono in campo riforme che vanno a ledere gli equilibri della nostra Costituzione bisogna che la magistratura reagisca". Al rappresentante di via Arenula, sono stati elencati una serie di problemi da risolvere con provvedimenti "non di facciata", per citare le parole di Ondei. Il presidente della Corte d’Appello, nel suo discorso inaugurale (nell’aula, tra gli altri, il presidente del Senato La Russa, il sindaco Sala e il presidente della Regione Fontana, l’arcivescovo Delpini, i vertici delle forze dell’ordine e il prefetto Sgaraglia) è tornato, tra i temi affrontati, sull’immigrazione puntando il dito contro la decisione di trasferire "alcune competenze dei Tribunali alle Corti d’Appello senza prevedere un aumento di organico". Non ha omesso di ricordare le "ancora troppe criticità" relative all’"informatizzazione della giustizia" e, riferendosi al processo penale telematico, le "ricadute negative", con numerosi "malfunzionamenti". Fino ad arrivare a spiegare "che ben 90 magistrati ordinari in tirocinio hanno iniziato a lavorare a Milano nel novembre scorso e ad oggi non sono stati ancora dotati di un computer".

Ha espresso critiche, sulla separazione delle carriere, anche la procuratrice generale Francesca Nanni: "La riforma non serve a rendere il processo penale più veloce ed efficiente e quindi non incide su quella che considero la prima, vera emergenza: la lentezza con la quale il sistema arriva ad una decisione definitiva". Affondi ai quali ha ribattuto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano Antonino La Lumia, facendo il verso al triplice "resistere" pronunciato dal rappresentante del Csm Dario Scaletta: "Procedere, procedere, procedere", ha detto riferendosi alla separazione delle carriere. In corso di Porta Vittoria anche un presidio della Fp-Cgil, per esprimere solidarietà ai magistrati dopo "un attacco del Governo che rischia di scardinare i diritti".

Andrea GianniAnna Giorgi