Milano, 4 febbraio 2025 – "È una sentenza vergognosa ma io non mi fermo, porterò questo caso fino alla Cassazione. Tra pochi anni l’uomo che ha ucciso mio figlio potrà tornare in libertà, mentre noi siamo condannati a soffrire per sempre". Giovanna Nucera, la madre di Yuri Urizio, era in aula quando i giudici della Corte d’Assise di Milano hanno letto la sentenza: 14 anni di carcere per Bilel Cubaa, condannato per omicidio volontario senza aggravanti. Il ricordo della donna, che ha un’altra figlia, torna ai momenti felici trascorsi con Yuri, ai due giorni terribili di agonia al Policlinico fino alla morte, all’età di 23 anni. In memoria di Urizio, nei giorni successivi alla tragedia, era stata anche organizzata una "camminata silenziosa".
Un corteo partito da piazza XXIV Maggio e arrivato fino a viale Gorizia, di fronte al Naviglio Pavese, nel punto in cui il ragazzo, originario di Como, ha subìto l’aggressione mortale. Le lacrime degli amici e dei familiari, la richiesta di sicurezza sulle strade e nelle zone della movida. Poi i tempi del processo, la perizia che ha riconosciuto il tunisino capace di intendere e di volere, la sentenza di primo grado considerata dalla madre della vittima come "un’ingiustizia". Il suo legale, l’avvocato Fabio Gualdi, aveva anche chiesto di citare come responsabile civile lo Stato italiano, proprio per l’assenza di sicurezza sulle strade. Istanza poi respinta dai giudici.
Bilel Cubaa, rilasciando dichiarazioni spontanee in aula, le ha chiesto scusa. Che cosa si sente di rispondere? "Non l’ho neanche ascoltato, sono parole che non hanno alcun senso e non valgono niente. Quell’uomo ha avuto anche il coraggio di chiedere la giustizia riparativa: non ha solo ucciso mio figlio, ma ha anche distrutto tutta la nostra famiglia. I nonni di Yuri sono rimasti sconvolti dal dolore, sono morti dopo aver perso il loro nipote. Non riuscirò mai a darmi pace, lui tra pochi anni tornerà libero e potrà fare del male ad altre persone".
È stato riconosciuto, dalla Corte d’Assise, che fu omicidio volontario. "La pena di 14 anni di reclusione per un omicidio volontario è vergognosa, ma io non mi fermo perché questo è solo l’inizio. Mio figlio è stato ucciso per niente, mentre stava tornando a casa dopo il lavoro, da una persona che voleva rapinarlo e lo ha aggredito. È un dolore ascoltare certe considerazioni in aula. Mio figlio non aveva alcuna patologia cardiaca, era un ragazzo sano. A provocare la sua morte è stata solo quella brutale aggressione. Noi siamo rimasti senza giustizia. Trovo la forza di andare avanti solo grazie a Yuri, lui è sempre con me e mi spinge a non arrendermi e a continuare a lottare per avere giustizia". Che persona era suo figlio? "Era un ragazzo meraviglioso, dolce e in gamba. Viveva per me e per il suo lavoro. Aveva lavorato nei posti più belli, stava costruendo la sua vita, la sua carriera e il suo futuro. Era una persona responsabile, autonoma. Non faccio altro che pensare a lui, solo i ricordi dei momenti trascorsi insieme di aiutano a sopravvivere".