Milano, 14 dicembre 2203 – Il corpo senza vita, avvolto in coperte e asciugamani, era sul pavimento di uno dei salotti della dimora a più livelli nell’attico di via Crocefisso 6 in pieno centro a Milano. Uccisa Fiorenza Rancilio, di 73 anni, ereditiera di una ricca famiglia di immobiliaristi italo francesi: la donna aveva una profonda ferita alla testa causata da un oggetto pesante, non ancora individuato. In una stanza vicina c’era suo figlio, Guido Augusto Pozzobolini Gobbi Rancilio che compirà 36 anni il prossimo 27 dicembre, affetto da disturbi psichiatrici. All’arrivo dei carabinieri ha farfugliato delle frasi senza essere in grado di spiegare nulla e poi è stato accompagnato al Policlinico in stato di choc. In base a quanto riscontrato al momento, aveva assunto psicofarmaci. A mezzanotte, per lui, è scattato lo stato di fermo: è accusato di omicidio volontario.
Nel luglio di sette anni fa fu uccisa in casa la ricca vedova Nicoletta Figini, 55 anni, con casa in Porta Venezia. Quell’omicidio, ad oggi, è rimasto senza colpevoli.
La Figini viveva sola, secondo la ricostruzione degli investigatori i suoi assassini entrarono in casa mentre lei era già a letto. Picchiata selvaggiamente, forse perché continua a resistere o forse perché non vuole decidersi a dire dove tiene i soldi, la troveranno morta in soggiorno dove era stata trascinata. La legano mani, piedi e bocca con alcuni vestiti che trovano in camera. Aggiungono legacci presi da un grande lenzuolo ridotto in pezzi e infine la immobilizzano con le catene. L’unico indagato resterà per un breve periodo Gianpaolo Maisetti, socio della Figini in una attività commerciale senza fortuna, anche suo amante fino a quando lei scopre che lui ha una relazione con la figlia 13enne di amici comuni e viene arrestato per pedofilia.
Il movente. Gli investigatori negli anni hanno ribaltato l’intera vita della donna: movente legato al sesso, la ricca signora aveva molti amanti, alla droga, a una vendetta sentimentale o economica. Ipotesi tante, così come le piste che portarono addirittura all’Est. Ma il fascicolo è inevitabilmente finito con una archiviazione.
Altra storia nera: il 9 agosto di quest’anno un figlio in preda a un delirio psicotico uccide la madre. Lui è Riccardo Guidarelli e dopo aver consumato l’omicidio chiama il 112 mentre è seduto sul cornicione all’ultimo piano della palazzina di via Palanzone — a Niguarda — dove il 53enne risultava ufficialmente residente.
Gli operatori hanno tentato di tenerlo al telefono il più a lungo possibile, riuscendo a guadagnare tempo per l’intervento dei Vigili del fuoco. Riccardo Guidarelli, che si è suicidato lanciandosi dal quarto piano e finendo su un’inferriata condominiale. Aveva ucciso la mamma Maria Costantini con una coltellata alla gola.