Le ricerche del cadavere si stanno concentrando da due giorni nell’area tra Cassano d’Adda e Treviglio, al confine tra le province di Milano e Bergamo. Lì i carabinieri ci sono arrivati prima ancora che Pablo Heriberto Gonzalez Rivas indicasse un non meglio precisato "fosso senz’acqua" vicino a una rotonda nell’interrogatorio di ieri davanti al gip Anna Calabi, durante il quale ha ammesso di aver strangolato la compagna connazionale di 40 anni Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, pur riconducendo l’asfissia letale a un "gioco erotico finito male". Una versione tutta da verificare, che al momento agli inquirenti pare più un tentativo del presunto assassino di alleggerire la sua posizione che una cronaca reale dell’accaduto.
Per capire se e quanto sia fondata la ricostruzione, sarà determinante l’autopsia sul corpo di Jhoanna. Altrettanto determinanti potrebbero essere i rilievi nel monolocale di piazza dei Daini 4/2 in cui è avvenuto il femminicidio, nel box e sui sedili posteriori della Fiat Punto grigia: se l’esame col luminol dovesse far emergere la presenza di tracce ematiche, crollerebbe immediatamente il racconto del soffocamento involontario. Approfondimenti anche sul movente, finora poco chiaro: alcune amiche avrebbero riferito di litigi legati ai soldi che Rivas inviava in El Salvador ai figli avuti da una precedente relazione o a un possibile tradimento scoperto da lei.
A tal proposito, resta da capire anche che rapporto ci sia tra l’uomo e una donna sudamericana identificata dai militari il 4 febbraio nel monolocale: il quarantottenne l’ha presentata come cugina, "da poco sua ospite".
Nicola Palma