
A trovarla nell’Universo primordiale è stato il team di astrofisici guidato dall’ateneo milanese "L’abbiamo chiamata ruota panoramica: grande, rotante e in una regione ricca di meraviglie".
L’hanno chiamata “Big Wheel“, ruota panoramica. "Perché in quella regione dello Spazio ci stiamo divertendo parecchio: è così ricca di galassie e di meraviglie, come un Luna Park, con al centro lei, gigantesca e rotante". Sebastiano Cantalupo, professore di Astrofisica dell’università di Milano-Bicocca, racconta l’ultima scoperta, pubblicata su Nature Astronomy. Protagonista il gruppo “Cosmic Web“ - nato all’interno dell’Unità di Astrofisica del dipartimento di Fisica della Bicocca - con il giovane assegnista di ricerca Weichen Wang, primo autore di questo studio.
Come e quando nasce questa impresa? "Prima ancora che il James Webb Space Telescope fosse mandato nello Spazio (è l’osservatorio spaziale più grande e potente mai costruito finora, erede di Hubble e frutto di una collaborazione tra Nasa, Esa e Canadian Space Agency, ndr). Quando è stata aperta la call per proposte osservative ancora non sapevamo se il telescopio sarebbe arrivato a destinazione, come per fortuna è successo. Servono anni per ottenere dati, ma dopo la sistemazione degli strumenti e le calibrazioni, sono arrivate le prime immagini e ora i primi risultati".
Sorprendenti. "Sì, anche perché non stavamo cercando galassie giganti. Abbiamo deciso di occuparci di una regione di cielo speciale, che si trova a 11-12 miliardi di anni luce di distanza da noi, dove c’è una grande densità di galassie, una sorta di metropoli delle galassie dell’universo. E ci stavamo chiedendo se il fatto che queste vivessero in grandi agglomerati potesse darci indicazioni su come si formano e su come evolvono. Non ci aspettavamo di trovare in questa regione una galassia così gigantesca".
Il primo pensiero? "Pensavamo apparisse così grande perché più vicina a noi. Quando abbiamo preso le misure spettroscopiche abbiamo scoperto invece che era molto distante. Si vede molto rosso non perché è il suo colore intrinseco: è blu, forma molte stelle, ma è così distante che la luce si è “spostata“ verso il rosso".
Quanto è grande? "Almeno tre volte più grande di quello che ci aspettavamo e addirittura più grande della nostra galassia, anche se non di molto. E questo sfida la nostra conoscenza. Ci aspettiamo, infatti, che nell’universo le galassie possono diventare molto grandi solo col passare del tempo. Cosa ci faccia lì lei, in un tempo così remoto, nell’universo primordiale (circa due miliardi di anni dopo il Big Bang, ndr) non lo sappiamo ancora. È finora unica per le sue grandi dimensioni del disco rotante, che si estende per più di 30 Kiloparsec (un kpc corrisponde a circa 3.260 anni luce, ndr). Ci deve essere una relazione tra questa galassia e il fatto che viva in questa “metropoli di galassie“ e in questa regione particolare. Quale sia il motivo della sua grandezza non lo sappiamo. E quante cose non sappiamo ancora nella formazione delle galassie: è questo il bello della ricerca scientifica, che ci permette di scoprire che non conosciamo tutto, per farci nuove domande".
Avete dimostrato anche che si può fare ricerca, con risultati stellari, in Italia, a Milano. "Sì, anche se gli ostacoli e le difficoltà non mancano, sia chiaro. Ma ce l’abbiamo fatta. Il nostro gruppo di ricerca è nato circa cinque anni fa, grazie a un finanziamento dell’Unione Europea. Lo avevo vinto quando ero al Politecnico di Zurigo. In Italia si era aperta la possibilità di essere chiamati come professori ordinari, ho colto l’occasione è ho percorso la strada inversa, rientrando. Ero stato lontano per 18 anni, per me è stata una sfida. Oggi siamo in otto ricercatori, il nostro è un gruppo molto internazionale: il primo autore di questo studio è di nazionalità cinese, Wang lavora con noi da due anni e mezzo. Abbiamo collaboratori in tutto il mondo, dall’Australia alla California".
Qual è la domanda alla quale vorrebbe dare risposta ora il team “Cosmic web“? "Qual è l’effetto degli incontri tra galassie? Come fanno a crescere così tanto? All’inizio pensavamo che incontrandosi si sarebbero distrutte, diventando più compatte, non ci saremmo mai aspettati una galassia gigantesca. Magari l’abbiamo vista al momento giusto e tra qualche milione di anno il disco sarà scomparso, però è una scoperta che apre nuove indagini".
E qual è la domanda alla quale vorrebbe riuscire a risponde il professore Cantalupo? "Non voglio solo rispondere a domande, voglio trovare altre domande. È l’essenza stessa della ricerca: stimolare la curiosità di noi esseri umani. E per poterci fare nuove domande dobbiamo osservare in posti estremamente lontani, remoti e sconosciuti dell’universo. Grazie ai nuovi telescopi stiamo scoprendo un sacco di sorprese: presto vi racconteremo già la prossima".