
Empio
Malara*
Milano potrebbe avere un volto coerente con la sua storia urbana se l’Amministrazione Comunale e quella Regionale si ponessero seriamente l’obiettivo di finanziare la rigenerazione dei Navigli post Covid19. Con ostentato ottimismo ricordo le proposte-promozioni dell’Associazione Amici dei Navigli condivise dal Centro Studi Grande Milano e da molte altre associazioni italiane e straniere: completare il recupero dell’idrovia Locarno – Milano – Venezia, riclassificando il Naviglio di Pavia e estendendo in città, fino al porticciolo adiacente la Conca del Naviglio, l’idrovia, in modo da rendere la darsena di Milano il principale porto turistico del bacino del Po. Una volta raggiunto, in breve tempo e con relativa spesa, questo importante traguardo (finanziato dal recovery plan?) occorrerà affrontare il tema non semplice del recupero dei Navigli della Martesana e di Paderno per riallacciare, via acqua, Milano al lago di Como. Indispensabile per ridare funzionalità al porticciolo - laghetto di S.Marco e rigenerare appieno la cerchia dei Navigli. Una testimonianza significativa, valida tutt’ora, evidenziata dalla Carta Europea dei Canali Storici, presentata recentemente dall’Associazione Amici dei Navigli, per dimostrare il primato idraulico di Milano prima del XVI secolo, tappa del percorso (interrotto causa Covid19), sostenuto dalla Fondazione Cariplo e dalla società Mapei, finalizzato ad ottenere dall’Unione Europea il riconoscimento di Milano come sede del Centro Europeo dei Canali Storici. Le rigenerazioni dei Navigli non sono solo strategicamente razionali, impattano sulla salute, migliorano cioè la qualità dell’aria, contribuiscono a regolare i livelli della falda e ne favoriscono l’uso geotermico. Aiutano a migliorare il clima, a diffondere l’uso plurifunzionale della risorsa acqua, e impattano in misura rilevante sul turismo dolce oltre che sulla produzione ittica, rappresentano cioè un vantaggio economico e occupazionale non trascurabile.
*Presidente Associazione
Amici dei Navigli