VALENTINA TARANTINO
Cronaca

La rivoluzione della Statale. Più corsi contro le mafie. L’ultimo è sul riciclaggio

Nando Dalla Chiesa e gli studi sulla criminalità organizzata in un libro. Nasce un programma con gli atenei del Messico, del Guatemala e della Costa Rica. L’aneddoto di Don Ciotti: "Papa Francesco mi chiese appunti per studiare il tema".

Nando Dalla Chiesa, professore di “Geopolitica e criminalità organizzata”

Nando Dalla Chiesa, professore di “Geopolitica e criminalità organizzata”

"Più che raccontare quello che abbiamo fatto, voglio dire che dobbiamo continuare a farlo". Con queste parole, Nando Dalla Chiesa ha deciso di accompagnare la presentazione del suo nuovo libro, “Storia di una rivoluzione accademica. Gli studi sulla criminalità organizzata a Scienze Politiche, Università degli Studi di Milano”. Ed è la sala di rappresentanza dell’ateneo milanese ad aver accolto gli interventi dell’autore, di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e del professore Antonio Felice Uricchio, a capo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Il volume, edito da Milano University Press, racconta quella che la rettrice, Marina Brambilla, ha definito "una vera rivoluzione accademica". L’allusione è alle iniziative portate avanti dalla Facoltà di Scienze Politiche, tra le prime a dar vita, nel 2009, a un corso interamente dedicato alla Sociologia della criminalità organizzata. Dal 2017, è attivo anche l’Osservatorio, unico nel suo genere in Italia e tra i pochi attivi in Europa. Primati riconosciuti anche dal sindaco Beppe Sala, che ne ha rimarcato l’importanza non solo in ambito accademico, ma sociale. "Il loro valore, per Milano, risiede nel fatto che contribuiscono a sfatare due miti. L’idea che al nord mafia non esista e che la lotta contro di lei sia finita", ha sottolineato. Una verità condivisa da Uricchio, che ha individuato nella cultura lo strumento principale per ostacolare la mafia e la criminalità organizzata. Il presidente di Libera ha preso spunto dal ricordo un incontro, da lui organizzato, tra le migliaia di familiari delle vittime di mafia e Papa Francesco. "Il Santo Padre accettò subito il mio invito – ha raccontato –. Ma in pochi sanno che, con estrema umiltà, mi confessò di non conoscere in maniera abbastanza approfondita il tema delle mafie. Così, mi chiese di fargli avere degli appunti e io gli preparai delle schede, tratte proprio da scritti di Nando Dalla Chiesa. E quel desiderio di apprendere, di studiare è fondamentale, perché è in grado di risvegliare le coscienze e stimolare la vera lotta contro la criminalità organizzata". Uno slancio, quello per lo studio e l’approfondimento, che Don Luigi individua come base anche per il proprio percorso di vita e per quello di Libera. "Per lungo tempo la mia maestra è stata l’esperienza. Io mi ritengo laureato in “scienze confuse” – si è schernito –. Nonostante ciò, insieme a tutti coloro che con me si occupano di contrasto alle mafie, ho sempre studiato, mi sono documentato a partire dagli insegnamenti di chi fa ricerca in quest’ambito, come Nando Dalla Chiesa". “Storia di una rivoluzione accademica” raccoglie anche testimonianze di chi ha lavorato sul campo. "Sono fiero di quello che stiamo facendo alla facoltà di Scienze Politiche della Statale di Milano – ha sottolineato Dalla Chiesa –. Al mondo non c’è un’altra università in grado di fornire formazione così articolata. Tutti i corsi, i dottorati di ricerca, i laboratori che curiamo, nascono come risposta a una domanda semplice ma fondamentale: cosa possiamo fare? Cosa possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi?". Dalla Chiesa ha anche presentato un nuovo insegnamento, in collaborazione con atenei del Messico, del Guatemala e della Costa Rica, che si occupa di Antiriciclaggio e trasparenza finanziaria. "La collaborazione con altre istituzioni accademiche, anche estere, è fondamentale per creare una rete virtuosa, soprattutto oggi. In un momento in cui lo stesso Diritto internazionale diventa carta straccia, dobbiamo chiederci come possiamo insegnare davvero la legalità ai nostri giovani. E, di fronte a sfide come queste, le università che funzionano sono quelle che si collocano nel passaggio tra le epoche della storia, non che si mettono da parte".