
Tommaso Gilardoni (a sinistra) e Leonardo Apache La Russa
Milano – “Due o tre cose che so non le ho dette, per esempio quella cosa che aveva fatto il video (...) non avevano chiesto direttamente, però io l’ho visto”. Confidenze che un amico di Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni rivolge a suo padre, in una conversazione telefonica intercettata il 20 luglio 2023, subito dopo la sua audizione in Questura come persona informata sui fatti. In quel periodo la Squadra mobile stava cercando di comporre il puzzle, indagando dopo la denuncia presentata dalla 24enne, ex compagna di liceo del terzogenito del presidente del Senato, che ha raccontato di aver subito violenze sessuali la notte fra il 18 e il 19 maggio di due anni fa a casa La Russa. In quei giorni era ospite di Leonardo Apache, oltre a Gilardoni, anche il testimone “reticente”, tra gli organizzatori della festa nella discoteca Apophis nel cuore di Milano dove è avvenuto l’incontro, frequentata da rampolli di famiglie lombarde, studenti con soldi da spendere, imprenditori, vip o aspiranti tali.
Ha riferito di essere rientrato in casa La Russa solo alle 6 del mattino, dopo aver proseguito la serata in un altro locale, di essersi addormentato e di aver saputo solo la mattina successiva, a colazione, che Leonardo e il dj Gilardoni avevano avuto rapporti sessuali con una ragazza, a lui sconosciuta, che aveva già lasciato l’abitazione. La sua è una delle decine di testimonianze raccolte nell’estate del 2023 dagli investigatori. Indagini coordinate dall’aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Rosaria Stagnaro sfociate in una richiesta di archiviazione del filone per violenza sessuale a carico del 22enne Leonardo La Russa e del 26enne Gilardoni, che rischiano invece il processo per revenge porn, per aver diffuso in momenti diversi due video.
Leonardo La Russa, come emerge dal suo interrogatorio, ha sostenuto di aver “chiesto il consenso” della ragazza per realizzare il video del rapporto sessuale e anche per inviarlo subito dopo all’amico, che non aveva ancora raggiunto l’abitazione. Lo ha mandato al dj, a suo dire, “per giustificare che se ne fosse andato prima dal locale”. L’esistenza di quei filmati era nota alla cerchia, tanto che l’amico di Leonardo La Russa e Gilardoni ne ha parlato con il padre, senza però farne riferimento agli investigatori quando è stato ascoltato il 20 luglio 2023. Manifestando, secondo i pm, “reticenza in ordine a una serie di circostanze significative”.
Il 19 maggio, il giorno dopo l’episodio, La Russa aveva infatti mandato una foto della ragazza, scattata all’interno del club, in una chat di gruppo con lui e Gilardoni, vantandosi di aver avuto rapporti sessuali con lei. Ad agosto, inoltre, Gilardoni gli ha inviato un video della ragazza nuda nel bagno di casa La Russa, episodio che ha portato la Procura a formulare l’accusa di revenge porn a carico del dj. Anche altri giovani clienti dell’Apophis rintracciati dalla Mobile hanno taciuto su circostanze che avrebbero potuto essere utili alle indagini.
Due ragazze in particolare, evidenziano i pm, "si sono mostrate reticenti” e “hanno omesso di riferire” l’esistenza di una registrazione che una di loro aveva cancellato, dopo aver saputo della denuncia, perché “non voleva essere coinvolta nella vicenda”. La ragazza, prima di prendere il taxi con La Russa jr, nel file audio “appare euforica, pronuncia parole di cui non si comprende il significato”.
Non è l’unico episodio, perché dalle analisi degli smartphone sequestrati è emersa la “cancellazione di messaggi o file ritenuti di interesse investigativo”, tanto che nel caso del cellulare di Gilardoni è stato disposto anche il sequestro del cloud. Tentativi, secondo le accuse, di eliminare materiale compromettente. Lo stesso Leonardo si era confidato con un amico, riferendogli “con preoccupazione” che quella ragazza “voleva denunciarlo”. Sia lui sia Gilardoni hanno sempre sostenuto che la giovane era consenziente. Lei, assistita dall’avvocato Stefano Benvenuto, si opporrà alla richiesta di archiviazione. “Non ero in grado – ripete – di prestare alcun consenso”. Su questo punto il legale potrebbe chiedere una perizia.