L’ammissibilità di una prova in un processo preoccupa qualsiasi avvocato. Tanto più se il mezzo di prova è il telefono appena sequestrato del figlio del presidente del Senato, Leonardo Apache La Russa, indagato per violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 22 anni. Dato che la sim del telefono è intestata allo studio legale del padre Ignazio La Russa – le cui conversazioni sono protette dall’immunità parlamentare – l’avvocato della ragazza ha chiesto alla Procura di Milano che “ogni passo” negli accertamenti sullo smartphone venga fatto rispettando tutte le garanzie costituzionali del caso, per evitare “l’inutilizzabilità” delle prove acquisite dal telefono stesso.
“Senza entrare nel merito dell'indagine ancora coperta da segreto istruttorio, ho appreso dai giornali del sequestro dell'apparato in uso al ragazzo. Confido – ha sottolineato l'avvocato Benvenuto – che ogni passo venga compiuto in rispetto anche all'art 68 della carta costituzionale laddove viene imposta una specifica autorizzazione alla Camera al fine di procedere ad eventuali sequestri attinenti comunicazioni, conversazioni riguardanti membri del Parlamento”.
Dato che alcuna autorizzazione è stata chiesta al Senato (camera di cui fa parte Ignazio La Russa), l’avvocato è preoccupato che nel caso in cui nel telefono ci siano contenuti protetti da immunità parlamentare – inammissibili a processo senza autorizzaione – questi vadano a invalidare anche i contenuti legati all’indagine sulla violenza sessuale.
Per prevenire questa situazione l’avvocato ha, in sostanza, chiesto magistratura di domandare al Senato l’autorizzazione, un atto che si approva a maggioranza dei membri dell’aula. “Lo evidenzio – ha aggiunto Benvenuto – solamente affinché venga fugato qualunque rischio di inutilizzabilità nel processo di merito. Confido certamente nel costante operato della Magistratura”.
L’indagine per violenza sessuale
I fatti per i quali è indagato Leonardo La Russa risalgono al 18 maggio. Una ragazza di 22 anni lo accusa di averla drogata durante una serata alla discoteca milanese Apophis, portata a casa e poi aver approfittato del suo stato di incoscienza per violentarla. Negli ultimi giorni sono stati sentiti dai magistrati molti potenziali testimoni e, contestualmente, è stata fatta copia dei telefoni della presunta vittima e delle sue amiche (telefonate, chat e contenuti dei dispositivi).