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"La sagoma che fugge non è quella dell’ex fidanzato"

In abbreviato ha parlato la difesa di Venturi, accusato di aver ucciso Carlotta Benusiglio

MILANO

La "sagoma bianca" che fugge via velocemente dal parco di piazza Napoli dove dopo qualche ora verrà trovata impiccata la stilista Carlotta Benusiglio, è sull’identità di quell’ombra che si giocherà la partita decisiva per la condanna o l’assoluzione dell’ex fidanzato Marco Venturi. Non c’è "alcun elemento per sostenere non solo una sentenza di condanna, ma anche una richiesta di condanna". questa in sintesi la difesa dell’avvocato Andrea Belotti davanti al gup Raffaella Mascarino. L’avvocato ha chiesto nel processo abbreviato l’assoluzione per Venturi, imputato per aver ucciso, secondo l’accusa, la stilista di 37 anni che fu trovata impiccata con una sciarpa ad un albero nei giardini di piazza Napoli, la notte del 31 maggio del 2016. La sentenza arriverà in un’altra udienza. Lo scorso 19 novembre, il pm Francesca Crupi aveva chiesto una condanna a 30 anni per il 45enne accusato di omicidio volontario, ma anche di episodi di stalking e lesioni sull’allora compagna. Sul caso, però, pesano tre provvedimenti (gip, Riesame e Cassazione) con cui è stata respinta la richiesta d’arresto per Venturi, difeso anche dal legale Veronica Rasoli, e una perizia che stabilì che si sarebbe trattato di suicidio. Tutti elementi valorizzati dalla difesa nel corso dell’arringa: quella notte Venturi, dopo aver passato la serata con la fidanzata e aver litigato, come spesso avveniva, non entrò nel parchetto, secondo i difensori, ma tornò a casa. I legali di parte civile, gli avvocati Pier Paolo Pieragostini e Gian Luigi Tizzoni, i quali, come l’accusa, sostengono la tesi dell’omicidio e della simulazione del suicidio, avevano mostrato un frame delle immagini di una telecamera di sorveglianza nel quale, a loro dire, si vedeva la sagoma, in particolare una macchia bianca che copre il nero, che va verso l’uscita del parco poco dopo che il corpo della stilista, verso le 3.41, restava appeso all’albero. Per i familiari della stilista, quella sarebbe la sagoma del presunto omicida. La difesa ha sempre sostenuto che quelle immagini, già agli atti con una consulenza depositata, non mostrano alcun elemento decisivo, nemmeno per la polizia scientifica. Tesi ribadita in aula.

Anna Giorgi