
La seconda vita di Tarantino L’eroe di Assago torna all’Inter
di Giulio Mola
Una seconda chance capita a tutti nella vita. Anche ad un personaggio come Massimo Tarantino, siciliano, classe 1971, un passato da calciatore di serie A e un presente da dirigente sportivo. Per tanti è diventato “l’eroe di Assago“, l’uomo che lo scorso ottobre con coraggio fermò un criminale in un centro commerciale di Assago (non distante dalla “sua“ Binasco) dopo che lo stesso aveva ucciso il cassiere e ferito, fra gli altri, il calciatore del Monza Pablo Marì.
Da ieri Tarantino è il nuovo responsabile del settore giovanile dell’Inter dove raccoglierà la pesantissima eredità lasciata da Roberto Samaden (trentatrè anni in nerazzurro prima di approdare a Bergamo alla corte dei Percassi). Per l’ex terzino del Napoli di Diego Armando Maradona una grande chance da dirigente con quella che è la sua squadra del cuore, dopo il sogno appena accarezzato da calciatore nel 1996, quando arrivò alla Pinetina per sostituire un certo Roberto Carlos collezionando però appena due presenze a causa di un problema al tendine d’Achille. Per fortuna il tempo è galantuomo e Tarantino, reduce da esperienze con i settori giovanili di Bologna e Roma e dalle successive avventure con Spal e Siena (la più amara), vuol sfruttare questa bella opportunità dopo l’involontaria notorietà dell’autunno del 2022 quando fu protagonista di un episodio di cronaca.
Lui, sempre ben lontano dai riflettori, riuscì a fermare con un calcio il 46enne Andrea Tombolini, l’aggressore con problemi psichici che causò la morte di un dipendente del supermercato di Assago ferendo altre cinque persone, tra cui, appunto, Pablo Marì. "Ero alla cassa con mia moglie e mia figlia quando vidi Tombolini, con il coltello in mano. Non scappai, gli sferrai un calcio alla mano ed il coltello gli sfuggì. Io lo presi e lo lanciai lontano, mentre tenevoo fermo Tombolini con un piede sulla sua mano. Fortunatamente lui non reagì e rimase tranquillo fino all’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine", disse l’uomo mandato dalla Provvidenza. Tarantino però volle subito togliersi di dosso l’etichetta che gli era stata appiccicata: "Non chiamatemi eroe, gli eroi sono altri. Io mi sono solo trovato nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Però ho fatto la cosa giusta".
In fondo, pure da calciatore era così, timido e riservato. Ora è pronto a riprendersi il passato e a cancellare le ultime disavventure: "Sono emozionato e curioso. Per me è una seconda opportunità in nerazzurro: sono cresciuto ascoltando alla radio le partite dell’Inter e da calciatore non sono riuscito a vivere a pieno l’esperienza. Non ero riuscito a toccare con mano quel sogno, da calciatore, ora mi si ripresenta una nuova occasione. Sento la responsabilità di formare calciatori ma soprattutto uomini: l’Inter l’ha sempre fatto, cercherò di farlo al meglio".