Esce di casa con il buio. Poi guida dalla sua campagna fino a Milano. E torna quando la notte è alle porte. Starebbe bene, Elisabetta Cametti, tra i personaggi dei suoi romanzi. La signora italiana del thriller, così è conosciuta nei salotti televisivi, originaria del Biellese, con in tasca una laurea in Economia e Commercio presa all’Università Bocconi, è stata direttrice generale della divisione collezionabili della casa editrice De Agostini e poi ha lavorato nel gruppo Eaglemoss a Londra. Adesso è consulente editoriale oltre che opinionista in programmi delle reti Rai e Mediaset. Argomento? La cronaca nera. Ma è soprattutto nella scrittura che ha trovato la sua dimensione. Autrice di romanzi e di opere letterarie che scavano nei fatti di cronaca recentissimi. Come l’ultima: “I dettagli del male” (Edizioni Piemme), "il mio quattordicesimo libro, in cui approfondisco casi criminali – spiega l’autrice – che hanno un denominatore comune: sono tutti avvenuti in famiglia, mostrando quanto può essere distruttiva la forza che dall’amore passa all’estremo opposto, nel posto in cui dovremmo sentirci più al sicuro".
Quali sono i casi che ha scelto e per quale motivo?
"Ho scelto i casi che più mi hanno toccato, proprio per la crudeltà estrema che si è riversata in un contesto familiare. Vittima Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dal suo compagno. Laura Ziliani, assassinata dalle due figlie e dal fidanzato di una di loro, oltre che amante dell’altra. Poi la piccola Diana Pifferi, morta di stenti perché abbandonata dalla mamma. E Liliana Resinovich, trovata cadavere in un bosco, la cui morte è ancora un giallo: ci sono più punti interrogativi che certezze. Il “true crime” arriva direttamente alle corde profonde del lettore e lascia il segno. Io ho dedicato questo libro alla paura".
Perché?
"Perché è un sentimento che spesso connotiamo negativamente ma in realtà a volte è l’unica arma che abbiamo per difenderci. Penso a Giulia Tramontano che, scoperto l’inganno del compagno, gli scrisse“Sto tornando a casa“ e poi “Fatti trovare”. Allegra, l’altra donna, non ha fatto entrare in casa Impagnatiello: si è protetta facendo un passo indietro. Ziliani si stupì, di fronte al compagno sospettoso, che lui avesse anche solo pensato che le sue figlie volessero avvelenarla. Non aveva alcun timore, si fidava di loro. Qual è il messaggio? Tenere le antenne dritte, pensare che a volte il coraggio è allontanarsi. Ma pure un altro: tenere le antenne dritte anche per gli altri. A volte, accorgersi di un dettaglio può cambiare tutto".
Che intende?
"Ci hanno sempre insegnato a non farci i fatti degli altri. Invece io dico che dobbiamo farceli, soprattutto oggi, con questo male dirompente. Meglio allarmarci per nulla che non allarmarci affatto".
Milano cosa rappresenta per lei?
"È la città in cui lavoro. In cui ho studiato. La metropoli dalle grandi possibilità, fucina di storie. Però io continuo a vivere nella mia campagna, a Brusnengo, nel Biellese, e a fare la pendolare. Impiego un’ora e 45 minuti per raggiungere Milano in auto. Percorro 50mila chilometri all’anno ma non mi pesano: anzi, la mattina, uscire con il buio alle 5.30 tutti i giorni, rappresenta per me un momento di raccoglimento dei pensieri. Percorro stradine di campagna prima di arrivare all’autostrada e incontro volpi, cinghiali, cerbiatti... Questo mi fa sentire in armonia con la natura. La sera, al ritorno, è lo stesso: tornare a casa è il mio momento di decompressione. E ritrovo i miei affetti".
Ha parlato di famiglia. Com’è la sua?
"Ho una famiglia piccola. Un compagno, Giorgio, con cui sto da 33 anni, una cagnolina di nome Tremilla e due gatti, Martino e Nerino. Poi ho un rapporto speciale con i miei genitori, Fiorella ed Enzio. Purtroppo ci vediamo poco ma il tempo che passiamo insieme è sempre prezioso. Spesso mi accompagnano alle presentazioni dei libri; durante il viaggio in macchina chiacchieriamo, ci raccontiamo le nostre giornate, i nostri desideri. Averli vicino è un regalo. Vederli orgogliosi di me è la soddisfazione più grande".