REDAZIONE MILANO

"La solitudine uccide. Qui tutti saranno a casa"

La coordinatrice, Cristina Balestrini: mio figlio tentò il suicidio quattro volte "Il dolore dei familiari è incompreso. Chiederemo un incontro a Zuppi".

Il figlio di Cristina Balestrini subì violenze sessuali all’età di 15 anni a Rozzano

Il figlio di Cristina Balestrini subì violenze sessuali all’età di 15 anni a Rozzano

"Sono la mamma di un sopravvissuto, e qui ognuno deve potersi sentire a casa". Cristina Balestrini, coordinatrice del neonato gruppo che accoglie i familiari delle vittime di abusi, sta portando avanti una battaglia del 2011. In quel periodo suo figlio, all’epoca 15enne, subì abusi sessuali da parte di don Mauro Galli, l’allora parroco di Rozzano. Un lungo caso giudiziario, con processi che si sono trascinati fino alle sentenza definitiva arrivata quando erano ormai trascorsi 12 anni dalle violenze: nell’appello ‘bis’ i giudici hanno accolto la proposta di concordato, tecnicamente il patteggiamento di secondo grado in accordo tra accusa e difesa, con una pena definitiva di 3 anni da scontare in “detenzione domiciliare” per Galli, che ha ricoperto anche l’incarico di vicario parrocchiale a Legnano.

Cristina, come nasce l’idea di creare un coordinamento fra genitori delle vittime? "Essere genitori non è facile, e essere genitori di un sopravvissuto è ancora più difficile. Si prova un dolore profondo che gli altri non capiscono, ma bisogna andare avanti perché tuo figlio è la cosa più importante. La famiglia, quando emergono questi casi, svolge un ruolo importantissimo e fondamentale, ma purtroppo spesso viene lasciata sola. Non vogliamo che altre famiglie vivano la stessa esperienza di isolamento e solitudine che abbiamo vissuto noi. L’abuso si ripercuote su tutte le persone che stanno attorno alla vittima, e il dolore dei familiari è incompreso. Solo chi c’è passato può capirlo".

Come avete affrontato il dramma vissuto da vostro figlio? "Mia figlio, prima di entrare in contatto con la rete, ha tentato il suicidio per quattro volte. Un giorno lo abbiamo portato a Berlino, a un incontro fra altre persone provenienti da tutto il mondo, accomunate dallo stesso dramma. Su un muro erano scritti i nomi di chi non ce l’aveva fatta e si era tolto la vita. Mio figlio ha desiderato che su quel muro non ci fossero scritti altri nomi e da lì è iniziato il suo percorso, da vittima a sopravvissuto".

Quali sono state le reazioni alla vostra denuncia? "Noi abbiamo sempre frequentato la parrocchia, era la nostra seconda casa, e siamo stati allontanati, trattati da persone sgradite. Ci siamo sentiti vittime due volte. Purtroppo è un copione che si ripete sempre. Le autorità ecclesiastiche cercano di coprire, minimizzare, insabbiare i casi".

Come verrà strutturato il gruppo e quali saranno le prossime iniziative? "Programmiamo incontri periodici su Zoom, perché le famiglie sono sparse in tutta Italia, con momenti di confronto, condivisione di idee ed esperienze. Si possono chiedere consigli, ricevere supporto e trovare sempre ascolto. Abbiamo voglia di farci sentire e di non nasconderci, e per questo ci farebbe piacere chiedere un incontro al presidente della Cei, il cardinale Zuppi. Molti di noi sono cattolici, ma hanno perso la fede proprio a causa del comportamento della Chiesa".

Andrea Gianni