di Marianna Vazzana
La cucina è rimasta solo dipinta sul muro: il ricordo è nei segni del mobilio di un tempo impressi nell’intonaco. Per cucinare, solo un fornelletto da campeggio. Il lavello? Inesistente. I piatti si lavavano in bagno, nell’alloggio Aler al terzo piano della scala C di via Pietro da Cortona, all’Acquabella, dove venerdì alle 19.25 i carabinieri hanno trovato il corpo di Marta Di Nardo tagliato in due pezzi all’altezza della vita. Era avvolto in una coperta, dentro un soppalco, sopra una botola in quella cucina spartana che fungeva anche da sala, con accanto una piccola camera da letto, il bagnetto e un disimpegno. È il bilocale-rifugio di Domenico Livrieri, 46 anni, originario di Irsina (Matera). Tossicodipendente, con precedenti per rapina, furto, sequestro di persona e violenza sessuale, ora si trova in stato il fermo d’indiziato di delitto per omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere. Accuse scattate dopo il ritrovamento dei resti di Marta Di Nardo nella sua cucina. La donna aveva 60 anni e viveva al quarto piano della scala D dello stesso complesso ed era scomparsa nel nulla dal 4 ottobre. Durante la perquisizione dei carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Porta Monforte, guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, Livrieri non ha mostrato segni di cedimento. Mai. Anzi, mentre i militari passavano al setaccio il suo alloggio, avrebbe esclamato: "Io non c’entro nulla con questa sparizione. Non so cosa vogliate da me, è inutile cercare a casa mia, non troverete niente". E prima ancora, quando i carabinieri avevano bussato alla sua porta, li aveva accolti urlando che avrebbe chiamato "il suo avvocato". Ma non ha telefonato a nessuno. Le parole le ha dette poi, dopo la scoperta choc, mentre i carabinieri lo accompagnavano a San Vittore, poco dopo le 21 di venerdì. Dichiarazioni spontanee, non messe a verbale: "L’ho uccisa con una coltellata alla gola", spiegando di averlo fatto per soldi. E nella tasca di un giaccone appeso nell’armadio della camera da letto di lui, i militari hanno trovato il libretto postale della Di Nardo, il Postamat e due Postepay sempre intestate a lei. Nel cassetto della scrivania c’era invece il cellulare della donna senza più la sim, che verosimilmente l’uomo ha gettato via. La “confessione“ mentre era sull’auto dei militari. Giacca blu, scarpe sportive rosse ai piedi, testa appoggiata al finestrino.
"La conosco da circa un mese – aveva raccontato martedì 17 ai carabinieri, mentre erano in corso le ricerche della Di Nardo – e l’ho incontrata l’ultima volta nei primi giorni di ottobre, presumibilmente il 1°, dopo aver fatto colazione insieme in un bar di viale Argonne". Sempre secondo le dichiarazioni dell’uomo, la donna gli avrebbe poi detto che sarebbe andata all’ufficio postale a ritirare la pensione. Una magra pensione, forse la reversibilità del marito. Stando a quanto emerso, né lei e né lui avevano un lavoro ed erano entrambi seguiti dal Cps per problemi psichici. Lei, con il vizio del gratta e vinci, anche in cura per ludopatia. Sempre il 17, l’uomo aveva anche fatto sapere di essere andato il giorno prima a Malpensa "per fare un giro e perché non stavo bene", precisando di aver lasciato il proprio cellulare al tassista in pegno, non avendo soldi per pagare la corsa e invitandolo a contattare sua sorella per il pagamento. Era poi tornato a casa in autobus. "Devo andare in Francia", avrebbe detto al tassista. E pare che già in passato, finito nei guai, fosse fuggito Oltralpe.
Quando è stata vista, l’ultima volta, la Di Nardo? La custode del palazzo ha raccontato di averla vista rincasare l’ultima volta lo scorso 2 ottobre. Il 9 era poi stata avvicinata da Livrieri che, a proposito della Di Nardo, avrebbe detto: "No, non è tornata. Però se torna vado io a curarla". "Una signora tranquilla", così la vittima viene descritta dalla custode, che si era accorta della frequentazione con Livrieri dallo scorso settembre. E al suo occhio non erano sfuggite altre “stranezze“ dopo il 9 ottobre: Livrieri che saliva e scendeva spesso dall’alloggio della Di Nardo con delle valigie. In particolare, il 17 ottobre ne aveva una blu e una rossa: nella prima, lasciata vicino alla portineria, c’erano dei vestiti da donna. Sempre quel giorno, un’inquilina aveva visto scendere l’uomo "con uno zaino grande e pesante". Quello è stato anche il giorno in cui il figlio della donna ne ha denunciato l’allontanamento perché il Cps gli aveva segnalato che la donna era irreperibile. L’ultima telefonata ricevuta da lei risale al 4 ottobre alle 8.28. E a chiamarla era stato proprio Livrieri. Il cellulare si era poi riacceso alle 18.38 e, per poco più di un minuto, il 7 ottobre. Poi il silenzio.