ANDREA GIANNI
Cronaca

La strage in Tribunale, 10 anni dopo. L’udienza, il raid e le tre vittime: "Nei nastri le ultime frasi di mio figlio"

La commemorazione nell’aula della sparatoria del 2015 e il ricordo di Claris Appiani, Erba e Ciampi. Le falle nella sicurezza e la sfida del Pnrr: "Rivoluzione agli ingressi, nuove tecnologie per i controlli".

I vertici degli uffici giudiziari milanesi hanno partecipato alla cerimonia in un’aula gremita

I vertici degli uffici giudiziari milanesi hanno partecipato alla cerimonia in un’aula gremita

Un giovane uomo di 37 anni "che ne dimostrava dieci di meno", la persona "più libera che abbia mai conosciuto", il "collante della famiglia". Amava il diritto ed era "orgoglioso del suo lavoro", l’amore per Milano e l’isola d’Elba, il tifo rossonero, la passione per il tennis. La sua voce "tranquilla" in aula nella registrazione dell’udienza ascoltata infinite volte, prima degli spari che dieci anni fa hanno insanguinato il Palazzo di giustizia di Milano, strappando tre vite. Un ricordo del carattere e della quotidianità di una persona che non c’è più, trasmesso da Alberta Brambilla Pisoni, la mamma dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani, una delle vittime della strage del 9 aprile del 2015. Quella mattina l’imprenditore Claudio Giardiello, a processo per bancarotta, uccise a colpi di pistola il legale-testimone Claris Appiani, il coimputato Giorgio Erba e poi, nel suo ufficio, il giudice Ferdinando Ciampi. Persone che l’uomo, condannato all’ergastolo, nei suoi deliri considerava responsabili del fallimento. Giardiello fuggì indisturbato approfittando della confusione (nelle ore successive fu arrestato dai carabinieri). Era riuscito a portare l’arma in Tribunale compiendo una strage che ha portato alla luce tutte le falle nella sicurezza.

Un "teatrino di cartapesta che all’epoca costava ai contribuenti otto milioni di euro l’anno", ha evidenziato Alberta Brambilla Pisoni. "Il giorno dopo la tragedia ero disperata – ha ricordato – ma nella mia mente c’era solo un modo per non far morire mio figlio. Dovevo parlare, “usare“ Lorenzo per rivendicare i diritti delle vittime". Brambilla Pisoni, il marito Aldo Claris Appiani e i parenti di Erba e Ciampi hanno partecipato alla commemorazione nell’aula della seconda sezione penale, al terzo piano, dove è iniziato il raid. Una cerimonia durante la pausa tra le udienze, in un’aula gremita, preceduta da un momento di raccoglimento alle 10.50 osservato non solo nel Tribunale di Milano. "Dal 2015 - ha spiegato il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei - sia gli uffici che il ministero rivolgono particolare attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro e anche qui al palazzo di Giustizia: nel Pnrr è prevista la predisposizione di bussolotti di accesso dotati di tutti gli strumenti necessari per controllare le persone che accedono". Ha parlato di una "ferita inferta a tutto il sistema giudiziario" la procuratrice generale Francesca Nanni. Sono intervenuti tra gli altri il presidente dell’Ordine degli avvocati, Antonino La Lumia, il magistrato Ilio Mannucci Pacini, l’assessore Lamberto Bertolè. "Dieci anni fa ero presente, stavo facendo le udienze in direttissima", ha ricordato il presidente del Tribunale Fabio Roia. "Fu una sensazione di attacco quasi terroristico, di panico, di confusione. Sono persone morte in un luogo di lavoro, e la nostra società non può accettarlo".