
di Giulia Bonezzi
Il comitato d’accoglienza è un "campioni" cubitale affacciato sull’area del Baretto, un dirigibile targato Curva Nord lungo 15 metri e ancorato a sessanta d’altezza a mo’ di palloncino per affacciarsi sopra il terzo anello, un bagno di folla solo in parte trattenuto dallo schieramento del reparto mobile della polizia e del reggimento dei carabinieri quando ai 4.500 autorizzati contenuti nell’area transennata (1.800 identificati con foto della faccia e del documento) se ne aggiungono, da fuori, altri duemila e circondano il pullman della squadra che arriva a San Siro per rifilare cinque gol all’Udinese. A undici anni quasi esatti dal Triplete (il 22 maggio 2010 l’Inter lo completava con la Champions), che coincideva con l’ultimo scudetto.
Questa volta tre feste per un solo titulo, e l’ultima è stata più affollata, almeno intorno al Meazza, delle due che l’hanno preceduta nel giro di tre settimane: quella improvvisata il 2 maggio con l’invasione di piazza Duomo e quella organizzata il sabato successivo a San Siro per 3.500 tifosi, più mille fuori dalle transenne. Ma ieri i festeggiamenti, su un’area di diciannovemila metri quadrati, sono stati più diffusi; anche nel tempo, con migliaia di supporter in transito tra le 10 e le 18 ma due soli momenti-formicaio, all’arrivo del pullman e poi per un quarto d’ora dopo le 17.40, quando la squadra s’è affacciata dalla torre 4 di San Siro per l’ostensione della coppa alla folla in delirio tra cori e fumogeni. Il picco, con novemila tifosi stimati nell’intero spazio-festa, è stato proprio durante il gran finale, poi è cominciato il deflusso sorvegliato dall’ordine pubblico, che s’era curato di chiudere la fermata Duomo del metrò per scongiurare un afterhour. Resta il ricordo d’una partita da distopia pandemica, mille spettatori dentro lo stadio (ospiti della squadra), i giocatori che festeggiano sull’erba coi loro bambini e migliaia di tifosi fuori, un concentramento sotto la Nord e gli altri sparpagliati tra andirivieni sotto il sole e strapuntini all’ombra degli alberi, col solo conforto (oltre ai bagni chimici, al gel e alle mascherine distribuite dalla protezione civile che raccomanda anche di usarli, non sempre ascoltata) di una birra piccola a cinque euro servita dall’unico camion di salamelle, oppure nel vetro (proibito) ma calda, portata da casa. Una curva “diffusa”, che segue l’azione sul telefonino ed esulta all’unisono dopo ogni gol per superare anche col suono (oltre che col dirigibile) le mura di San Siro.