
Lisa Digrisolo, morta investita da Un Frecciarossa a Milano
"Cerchiamo di andare avanti. Sopravviviamo. Per Lisa, come ogni anno, abbiamo fatto celebrare una messa in sua memoria". La disgrazia avvenuta venerdì sera alla stazione di Greco Pirelli fa sanguinare la ferita che non si è mai rimarginata per Nicoletta ed Enzo Digrisolo, i genitori di Lisa, che fu travolta e uccisa a 18 anni e mezzo da un Frecciarossa alla stazione di Milano Certosa dopo aver attraversato i binari con le cuffiette che le sparavano musica nelle orecchie mentre andava a scuola.
Sono passati 9 anni da quel 21 aprile 2016 che ha stravolto per sempre le loro vite, e una manciata di giorni dall’anniversario. "Quest’anno – sottolinea la madre – la cerimonia in suo onore è slittata di un giorno, perché il 21 aprile era il lunedì dell’Angelo e non era possibile organizzare messe in suffragio dei defunti". Ma per il cuore, ogni giorno è lo stesso. "Il dolore non diminuisce. Possiamo solo andare avanti facendoci forza l’un l’altro".
Da allora, Nicoletta ed Enzo si battono anche perché in ogni stazione ci sia sicurezza: "Basta morti. Basta tragedie che si possono evitare", sottolinea Enzo. A riguardo, c’è qualcosa che la coppia ha notato: "Le barriere che erano state sistemate tra i binari della stazione Certosa dopo la morte di Lisa, per impedire fisicamente di attraversare a piedi quel punto pericolosissimo, sono sparite. Perché?".
Le transenne erano state posizionate lungo tutto il tratto della stazione, sia tra i binari 1 e 2 e sia tra i binari 3 e 4, proprio per evitare gli attraversamenti a piedi e scongiurare altri investimenti. La situazione è confermata da Pierluigi Maruca, presidente dell’associazione Parco Certosa che riunisce gli abitanti del quartiere e che allora si era battuta per la posa delle barriere, contro l’incauto attraversamento da parte di alcuni viaggiatori. "Non ci sono più da alcuni mesi. Io penso che la rimozione sia legata alla sostituzione dei binari, che è avvenuta lo scorso inverno. Peccato che poi le barriere non sian state più rimesse: chiediamo di riposizionarle al più presto", condividendo l’appello dei genitori di Lisa Digrisolo. "C’è già un precedente. Sarebbe sufficiente quello", aggiunge il padre della ragazza. Intanto Giulia Pelucchi, presidente del Municipio 8, fa sapere al Giorno che "presenteremo richiesta a chi di dovere per riposizionarle".
I due genitori non entrano nel merito dell’incidente che venerdì sera è stato mortale per Dian Princess Balog, diciassettenne nata nelle Filippine, investita da un treno nella stazione di Greco Pirelli verosimilmente dopo essere finita sui binari mentre guidava un monopattino, superando una zona recintata. "Ma anche se la dinamica, da quel che apprendiamo ora, è diversa, non cambia il dolore per chi resta". Loro lo sanno meglio di chiunque altro.
La camera di Lisa è rimasta intatta, "abbiamo tolto i suoi disegni dalla scrivania per evitare si rovinassero. Ma ogni volta che entro per pensare a lei ne scelto qualcuno e lo rimetto sul piano", racconta la madre. La diciottenne studiava all’Istituto Santa Caterina da Siena in viale Lombardia: sui fogli disegnava abiti da sera sontuosi e altri più semplici. Ma erano tutti frutto della sua fantasia. Sognava di diventare una modella "ma farsi scattare foto e sfilare era più un gioco che un lavoro per lei – ricordava il papà su queste pagine, in un’intervista di 4 anni fa -, che a dispetto delle apparenze non amava essere al centro dell’attenzione. Quando camminavamo insieme, la situazione era quasi imbarazzante perché gli occhi della gente erano sempre puntati su di lei: alta 1 metro e 86, snella, con i tratti del volto mediorientali, attirava l’attenzione di tutti". La madre aveva aggiunto che Lisa "non si sentiva “migliore“ o più bella delle altre ragazze, anzi quando era insieme alle amiche incoraggiava tutte, era molto espansiva. Io non ho mai visto mia figlia triste: la sua voglia di vivere era contagiosa. Non era per niente un tipo silenzioso né tranquillo, anche a casa parlava sempre o cantava".
La sua era la vita di un’adolescente piena di sogni, spezzati per sempre quella mattina. "Il suo sorriso è la nostra forza".
Per Lisa Digrisolo c’è anche un murale dipinto in un corridoio della scuola che frequentava, oltre a un roseto nel cortile dello stesso istituto. "Ma il modo migliore per onorarla – concludono i genitori – è rimettere le barriere nella stazione in cui è morta. Oltre ad aggiungerle ovunque manchino".