Le esondazioni del Molgora dagli anni Cinquanta a oggi in una scheda, le aree esondabili in blu sulla carta, il cambiamento climatico e l’aumento del rischio: "Siamo di fronte a un dato di fatto". E la maxi vasca di laminazione del Molgora, enorme invaso allungato nelle campagne fra Bussero (per la maggior parte), Gorgonzola e Pessano con Bornago, si farà. Il progetto è stato presentato ufficialmente l’altra sera a un’affollata assemblea allo Spazio Sfera, alla presenza della Regione Lombardia, dei tre sindaci interessati e di altri amministratori di zona, di associazioni e di molti cittadini.
E a fine serata è emerso un impegno corale: nessun “no“ a un’opera potenzialmente salvifica, ma impegno comune a sedersi e a rivedere il progetto negli impatti; e a discutere seriamente di compensazioni. Un grande tema, quello della “collina“ di terra da scavo a ‘bordo vasca’, alta una ventina di metri – "parliamoci chiaro: come un palazzo di sette piani" –, per ora interamente assegnata all’abitato di Bussero e poco lontana da un quartiere residenziale. Al tavolo relatori bipartisan: l’assessore regionale al Territorio e Sistemi verdi Gianluca Comazzi, sempre dal Pirellone i consiglieri Riccardo Pase, Simone Negri, Christian Garavaglia e Michela Palestra, i sindaci di Bussero Massimo Vadori, di Pessano Alberto Villa, di Gorgonzola Ilaria Scaccabarozzi, la moderatrice Milena Olini, consigliere di minoranza a Bussero. E il dirigente tecnico regionale Roberto Cerretti, per l’illustrazione di metrature, costi, tempi.
La vasca da progetto di fattibilità avrà un invaso da 770mila metri cubi. L’impianto più imponente fra i 4 in realizzazione o in progetto anche a Lomagna, Carnate e Vimercate. Ancora numeri: 45 ettari la superficie, più 15 per la famosa collina; l’impianto sarà suddiviso in 5 comparti, per eventuale uso parziale, a seconda dell’entità di una eventuale piena. Costi confermati: 36 milioni e mezzo di euro, già interamente stanziati dallo Stato con partecipazione della Regione. Tempi lunghi: progetti, bando, affidamenti e poi 30 mesi di cantieri. Entrata in esercizio, si pensa, nel 2029. "Nessuno è qui a imporre nulla – così l’assessore regionale Comazzi – ma la consapevolezza della necessità di questi impianti c’è. Ed è molto maggiore oggi di ieri. C’è però anche un percorso trasparente tracciato, di cui tutti siamo garanti: tempi certi, finanziamento già integralmente disponibile. Ci siamo impegnati a fare la procedura di valutazione d’impatto, che non sarebbe stata obbligatoria. E costituiremo un tavolo permanente con le amministrazioni e il territorio, per discutere ogni aspetto".