ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

La voce inascoltata di Libera: "Le mafie inseguono il denaro e nel calcio ne gira tanto. A Milano è un narcoderby"

Il collaboratore di don Luigi Ciotti, che si è scagliato contro le curve criminali "L’unica soluzione è impedire che certi personaggi comandino i tifosi".

Il collaboratore di don Luigi Ciotti, che si è scagliato contro le curve criminali "L’unica soluzione è impedire che certi personaggi comandino i tifosi".

Il collaboratore di don Luigi Ciotti, che si è scagliato contro le curve criminali "L’unica soluzione è impedire che certi personaggi comandino i tifosi".

Il sodalizio "infernale" fra mondo ultras e criminalità. Lo ha denunciato più volte don Luigi Ciotti, prete antimafia fondatore di Libera e Gruppo Abele. Voce che grida nel deserto vista la nuova scia di sangue che ha sconvolto ieri Cernusco sul Naviglio. A perdere la vita è stato il 36enne Antonio Bellocco, rampollo della ‘ndrangheta. L’omicida è Andrea Beretta, capo storico della curva Nord. Con tempismo incredibile, Don Ciotti nell’ultimo editoriale su “Lavialibera“, rivista di Libera e Gruppo Abele uscita giusto due giorni fa, ha scritto: "Le mafie inseguono il denaro, e sappiamo che il calcio di denaro ne fa girare tanto". All’interno il dossier “Curve pericolose“ ricostruisce con dovizia di particolari gli intrecci fra criminalità, tifo calcistico ed estremismo di destra. "Non sappiamo ancora cosa ci sia dietro l’omicidio di Bellocco, ma sappiamo che alla criminalità organizzata interessano i giri d’affari degli ultras. E d’altra parte ci sono leader delle curve che, forti del seguito nutrito fra migliaia di tifosi, hanno stretto legami con la criminalità. Il fenomeno non è nuovo ma è diventato evidente negli ultimi dieci anni", puntualizza Andrea Giambartolomei, redattore de “Lavialibera“ che ha dedicato un lungo approfondimento al "narcoderby della Madonnina". Beretta era fedelissimo di Vittorio Boiocchi, assassinato quasi due anni fa sotto la sua abitazione alla periferia di Milano.

Chi era il leader dei Boys San?

"Boiocchi ha avuto una lunga carriera criminale, cominciata nel 1974 con rapine a banche e supermercati. Sono state contate ben dieci condanne definitive, di cui alcune per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Un’indagine a fine anni Novanta aveva appurato che anche dietro le sbarre riusciva a gestire lo spaccio in curva tramite tre ultras al suo servizio che, secondo gli investigatori, versavano una parte dei guadagni sul suo “conto“ in carcere. Dal 1992 al 2018 è stato libero per pochissimi mesi. Poco tempo dopo esser uscito di prigione, Boiocchi si è rimesso all’opera. Ha ripreso il controllo degli ultras della Nord con la violenza e in quel periodo avrebbe ripreso anche i suoi affari illeciti. "Faccio 80mila euro al mese con biglietti e parcheggi", si vantava al telefono, nel 2021, intercettato nel corso di un’indagine".

Quali sono gli affari illeciti che ruotano attorno a San Siro?

"Intorno allo stadio ruotano diverse attività borderline da cui è possibile guadagnare: il bagarinaggio, le “creste“ sui guadagni dei paninari, la vendita di sciarpe e magliette e la gestione dei parcheggi. La sezione Digos della Questura di Milano e la procura hanno avviato un’inchiesta che è ancora in corso. Ma, in generale, i legami fra organizzazioni criminali e tifoserie si legano anche al traffico e allo spaccio di droga e alle estorsioni alle società calcistiche".

Tutti santi i capi ultras del Milan?

"No. Anni fa Giancarlo Lombardi, detti Sandokan, è stato condannato in via definitiva per una tentata estorsione al Milan: se il club non avesse concesso ai “Guerrieri ultras“ biglietti e abbonamenti a condizioni di favore, avrebbero provocato disordini dentro lo stadio. Il suo successore, Luca Lucci, ha subito alcune condanne. Nel 2021 è stato arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Utilizzando un telefonino dotato di Encrochat, Lucci dava ordine per l’acquisto e lo spaccio di quintali di coca e hashish. È stato condannato definitivamente a sei anni e quattro mesi. Un’altra inchiesta ha rivelato che usava il pub punto di ritrovo degli ultras come base per i traffici".

Che fare?

"Condanne e Daspo sembrano inefficaci contro alcune persone, a cui dovrebbe essere impedito di continuare a gestire i gruppi ultras. La stragrande maggioranza di tifosi eviterebbe di subire dinamiche di arroganza e a volte di violenza".