Giorgio
Fiorentini*
La “fatigue” dei pazienti, ma anche, ormai,di tanti cittadini in generale (si veda la “fatigue” della pandemia), è un termine inglese che indica lo stato di esaurimento di energia, estrema stanchezza fisica e mentale, debolezza e spossatezza determinate prevalentemente da uno stato di malattia. È la qualità della vita che si deteriora e deve essere riconquistata. È un cammino che il paziente deve affrontare ed ha delle implicazioni organizzative per gli ospedali anche semplici e banali all’apparenza, ma efficaci fin dall’inizio. Un caso di specie è l’entrata delle pazienti oncologiche che devono fare un intervento per un tumore al seno (degenza: 23 giorni) ed organizzativamente entrano nella struttura sanitaria con un certo livello non solo di ansia, ma anche di debolezza energetica. Nella fattispecie dello Ieo sono accolte da volontarie di una associazione (Sottovoce) che le incontrano in un salottino e attivano una relazione che ammortizza il livello d’ansia; attendono di entrare nella loro stanza, si spogliano e si preparano per entrare in sala operatoria. Di fianco c’è una volontaria che le assiste in una relazione d’aiuto. In seguito i medici e gli infermieri svolgono il loro ruolo tecnico empaticamente. Si svolge l’intervento chirurgico e poi stanno in osservazione. Il patient jouney incomincia così e durante la degenza sono anche assistite dalle volontarie che offrono il loro servizio di accompagnamento e di orientamento per esempio nella scelta e prova di un reggiseno ad hoc o una fascia-seno. In dimissione la volontaria è al fianco delle pazienti che, si rivestono, vengono aiutate a riassettare la propria borsa della speranza e della certezza e vengono accompagnate all’uscita della struttura (i parenti in era Covid non possono stare in ospedale). La volontaria spesso porta quella borsa che ha un peso non solo oggettivo. C’è il peso del dubbio e dell’incertezza, ma la volontaria lo alleggerisce. Non è un racconto deamicisiano o una novella natalizia, è una scelta gestionale d’intervento che armonizza ritmi e tempi di processo con la comunicazione e le informazioni di sollievo durante la permanenza. Una paziente accompagnata all’uscita da una volontaria ha detto al figlio che l’aspettava: "Ti presento il mio angelo custode". * Università Bocconi