CLAUDIO
Cronaca

Ladri, poeti, donne. I sogni tropicali di Franco Rossi

Il giornalista Franco Rossi, figura indimenticabile, ricordato per le sue storie incredibili e avventure brasiliane, lascia un segno indelebile nella memoria del giornale.

Il giornalista Franco Rossi, figura indimenticabile, ricordato per le sue storie incredibili e avventure brasiliane, lascia un segno indelebile nella memoria del giornale.

Il giornalista Franco Rossi, figura indimenticabile, ricordato per le sue storie incredibili e avventure brasiliane, lascia un segno indelebile nella memoria del giornale.

Negri

Franco Rossi riaffiora talvolta nella memoria dispersa del nostro giornale, sebbene la suddetta memoria sia sempre più fioca per saldo generazionale. Franco, giornalista di sport e molto altro nella vita, era un generatore continuo di aneddoti, il novantanove per cento dei quali avevano lui come protagonista ai confini della realtà. A chi si lagnava di avere un cubicolo con vista mare alla stessa distanza dalla Terra della Stazione spaziale internazionale (400 chilometri), lui vantava le distanze iperboliche del suo loculo con vista oceano: 7.000 chilometri e rotti dalle guglie del Duomo. Franco aveva in effetti un appartamentino in affitto a Fortaleza, Brasile, ma si divertiva a farci credere che ne fosse proprietario e che gli spiacesse di non poter partecipare alle riunioni di condominio. Lui amava il Brasile e il suo gommoso, fruttato portoghese, compreso quello dei rogiti.

Sognanti aneddoti tropicali ci raccontava la notte, riaccompagnandolo a casa dalla redazione: non aveva la patente, ma in compenso aveva molti autisti. L’aneddotica brasiliana di Franco era una grande commedia umana, pullulava di ladri, poeti per caso, cacciatori di teste, guardie spergiurate dal grilletto facile, serpenti, spettri del Sertao e amanti dalla sensualità lussureggiante. Come quella ragazza di Ipanema o giù di lì che gli aveva promesso: “Ti farò arrampicare sui muri”. Era bello credere a tutto quel matassone di storie, a verità bugiarde e a bugie veritiere. Ma una volta Franco, profittando di un giorno e mezzo di corta, andò e tornò dal Brasile in poco meno di trentasei ore. Ed è tutto vero. Passò più tempo in aereo che a Fortaleza, però con quel folle volo era entrato nel mito. Venti e passa ore trascorse nel ventoso emisfero, un caffè con vista mare come frettoloso intermezzo a quota zero. Soldi buttati? Non gli facemmo i conti in tasca, ma quasi. Franco ci scherzava, serissimo: "Il direttore della mia banca ha detto che sono in rosso profondo e che dovrei preoccuparmi. Ma perché? È lui casomai che dovrebbe essere preoccupato".