Ladro ucciso, i pm chiedono il carcere per i baristi cinesi: “Reazione efferata e sproporzionata, 36 i colpi di forbici”

Omicidio in viale Cermenate a Milano, Shou Zhou e lo zio Liu Chongbin accusati dell’omicidio volontario di Eros Di Ronza. I pm: “Incapaci di controllarsi, socialmente pericolosi. Non c’è legittima difesa”

Milano, 18 ottobre 2024 – Cosa è successo esattamente ieri all’alba, in viale Giovanni Da Cermenate, potrebbe essere chiarito nel pomeriggio. La Procura, guidata da Marcello Viola, ha chiesto la convalida degli arresti e la custodia cautelare in carcere per i due cinesi, accusati di omicidio volontario per aver ucciso Eros Di Ronza. Shou Zhou, 30anni, e lo zio Liu Chongbin, 49 anni, saranno infatti ascoltati oggi, venerdì 18 ottobre: la coppia dovrà chiarire cosa è accaduto ieri e la dinamica che ha portato alla morte di Di Ronza, il 37enne che si era introdotto nel bar Ji Sufen per tentare di rubare un blocchetto di “gratta e vinci”. Ieri, interrogati dal pm Maura Ripamonti nelle indagini della polizia, i due cinesi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Dopo gli interrogatori di oggi, la giudice dovrebbe depositare domani, sabato 19 ottobre, la decisione sulla convalida e sulla misura cautelare da disporre.

Rapinatore ucciso, titolare sceso da casa con le forbici
Il luogo dell'omicidio e nel riquadro Eros Di Ronza, il rapinatore ucciso (ANSA/Andrea Fasani)

La richiesta dei pm

Va sottolineata «la sproporzione della reazione e, anzi, l'efferatezza» con cui Eros Di Ronza «viene attinto prima da dietro, quando, con tutto il busto ancora dentro il bar, nemmeno può accorgersi della presenza dei titolari e poi finito quando ormai è inerme a terra, con una serie di colpi inferti con forza, in una sequenza in cui la lontananza della scena rispetto alla telecamera non riesce a mascherarne l'estrema drammaticità». Così scrive la Procura nella richiesta di convalida e custodia in carcere per i due cinesi arrestati per omicidio volontario per aver ucciso a forbiciate il ladro. Agli atti risultano 36 ferite. La Procura chiede la custodia in carcere «dato che vi è il concreto pericolo che gli arrestati commettano ulteriori condotte di violenza personale». Deve certo essere «considerata la particolarità del contesto», si legge, «e che l'azione si colloca nell'ambito di uno stato di rabbia a fronte del tentativo di furto, probabilmente non il primo con quelle modalità». Tuttavia, «non può non essere sottolineata la sproporzione della reazione» e la «efferatezza» dell'omicidio. Tutti elementi che, per gli inquirenti, «inducono a sostenere l'incapacità di autocontrollo da parte degli arrestati e una certa tendenza a ricorrere alla violenza come forma di giustizia personale». In questo quadro, viene messa in luce anche «la pericolosità sociale» dei due. Dalla relazione del medico legale risulta, poi, che il corpo presentava una «escoriazione» alla testa, una ferita «al collo» da forbiciata e poi ancora almeno 17 «al tronco», almeno nove agli «arti superiori» e almeno nove «all'arto inferiore», stando ai primi accertamenti.

La telefonata al 112 e i soccorsi

«Ho dato un pugno al ladro e adesso sta quasi morendo». Così, come risulta negli atti, Shou Zhou ha descritto cosa era accaduto nella sua telefonata al numero unico di emergenza. «Abbiamo già fermato il ladro, adesso sta male, sta malissimo, fate venire un'ambulanza (...) sta malissimo, esce sangue, l'abbiamo picchiato serve l'ambulanza (...) è entrato dentro voleva rubare i soldi», diceva il 30enne. Come risulta dall'imputazione, Eros Di Ronza è stato colpito, con un forbice da 11 centimetri di lama. Agli agenti arrivati sul posto Shou ha detto, come si legge, «sono stato io, sono stato io». Poi, si legge ancora nel primo verbale di testimonianza, ha riferito che, dopo aver sentito suonare l'allarme del bar, era sceso da casa ed era andato là davanti e «improvvisamente veniva aggredito dal soggetto che indossava il casco nero», il presunto «palo». Quest'ultimo, «dopo aver prelevato da terra un secondo casco, lo colpiva al capo», ma lui, stando a quella prima versione, «riusciva a metterlo in fuga mostrandogli le forbici che impugnava». Poi «notava uscire, dall'apertura ricavata dai malfattori danneggiando la saracinesca, un secondo individuo, pertanto allarmato dalla sua imprevedibile azione, lo colpiva mediante l'utilizzo delle forbici».

La vittima colpita mentre strisciava

Stando all'imputazione, Shou «iniziava a colpire Di Ronza mentre» strisciava «all'indietro» cercando «di uscire dall'esercizio, sotto la saracinesca parzialmente forzata». Poi, quando il 37enne «cercava di scappare, entrambi», ossia anche lo zio Liu Chongbin, «lo inseguivano, lo atterravano e lo colpivano con ulteriori violenti fendenti mentre lo stesso era a terra», fino ad ucciderlo. Nella prima testimonianza Chongbin ha spiegato di essere arrivato davanti al bar e di aver visto il nipote in «colluttazione con due soggetti di cui uno riusciva a dileguarsi». Nipote che, a suo dire, «veniva aggredito nuovamente dal soggetto rimasto» là, «motivo per cui egli si attivava per aiutarlo ad immobilizzare l'uomo». Questa, poi, la testimonianza della titolare del bar, moglie e zia degli arrestati: «Notavo che mio nipote e mio marito stavano litigando violentemente con un'altra persona (...) A quel punto, io impaurita decidevo di chiamare il numero di emergenza 112 per chiedere aiuto». Agli atti le immagini di una telecamera di sorveglianza e la relativa descrizione degli investigatori: il 30enne aggredì Di Ronza che «era intento esclusivamente ad allontanarsi dall'esercizio commerciale, senza mai porre in essere alcuna azione violenta». In più, Chongbin, lo zio, per garantirsi «l'impunità, prima dell'arrivo degli operanti abbandonava la scena del crimine» per «raggiungere la propria abitazione» e mettere la «vestaglia di colore bianco (ripresa dalle immagini di videosorveglianza)» in una «bacinella colma d'acqua, al fine evidente di cancellare le tracce biologiche». Le immagini, scrive il pm, «dimostrano chiaramente come i fendenti sono numerosi e caratterizzati da estrema violenza, nonché che, quando Shou cade a terra, inciampando nella gambe del Di Ronza, che si contorce sull'asfalto, è l'altra figura, vestita di bianco, ossia Liu, che già lo stava tenendo fermo», a «sopraffarlo». Nessuno dei due cinesi ha «riportato la benché minima ferita», perché Di Ronza non ha reagito. Nessuna legittima difesa, anche perché «la fase di maggiore violenza» avviene «quando ormai l'intera refurtiva era stata persa e l'uomo era a terra» e gridava «aiuto».

La scena ripresa da un video

Una parte di quello che è accaduto ieri all’alba è stata immortalata da un video di cinque minuti, ripreso dalla telecamera che era stata installata proprio a presidio della tavola calda, di cui è titolare una donna, moglie e zia dei due arrestati. I due parenti sarebbero scesi per strada dopo aver sentito alcuni rumori, provenire dal locale. Nelle immagini si vede l'arrivo del motorino rubato la sera prima in via Brioschi e poi abbandonato lungo viale Giovanni Da Cermenate: dal mezzo scendono Di Ronza e il complice 48enne, che ieri sera è stato rintracciato dalla polizia nel suo appartamento di viale Tibaldi. Il trentasettenne, già noto per precedenti di rapine e droga, tira fuori un cric e inizia a sollevare la saracinesca del bar, mentre l'altro fa il “palo”. Di Ronza riesce a entrare e in quel momento, nel video, appare anche uno dei due accusati di omicidio con qualcosa in mano.

L’avvocato dei commercianti

Questa mattina i due cinesi hanno incontrato l’avvocato Simone Ciro Giordano che, insieme al legale Eugenio Rogliani, li difende. “Sono persone che non hanno nessuna attitudine alla violenza. Deve essere successo qualcosa. Sono grandissimi lavoratori, stimatissimi all’interno della comunità cinese”.