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Lady Gucci e l’eredità milionaria: Patrizia Reggiani circuita dai curatori come accadde con la maga Pina

L’ingente patrimonio distratto in favore del nuovo “cerchio magico“ attorno alla donna. Hanno patteggiato l’ex amministratore di sostegno e la presunta prestanome. Altri 5 a processo

Patrizia Reggiani in Tribunale all'udienza per l'affidamento ai servizi sociali nel 2014

Milano, 7 giugno 2023 –  Gli amministratori di sostegno come Pina Auriemma, la "maga" del caso Gucci. L’ultimo atto della storia maledetta di Lady Gucci, l’ex signora della moda milanese, circuita da chi la doveva assisterla, finisce con due patteggiamenti. Uno per l’avvocato Daniele Pizzi (due anni, pena sospesa), ex amministratore di sostegno di Patrizia Reggiani, per le accuse di peculato, circonvenzione di incapace e corruzione, e a 10 mesi e 20 giorni, pena sospesa, l’altro per Maria Angela Stimoli per il reato di circonvenzione di incapace. A entrambi sono state concesse attenuanti per il comportamento processuale e, in particolare, Pizzi ha anche risarcito il danno.

Le indagini

Secondo le indagini della Guardia di finanza gli otto indagati della vicenda (i due patteggiamenti sono il primo verdetto di questa storia), a vario titolo e con diversi ruoli, avrebbero sfruttato la condizione di salute di Silvana Barbieri (mamma della Reggiani, morta nel 2019) e delle difficoltà psicologiche della figlia Patrizia Reggiani, per distrarre a loro favore l’ingente patrimonio derivante dall’eredità della Barbieri. Per gli altri cinque imputati, tra cui Maurizio Giani avvocato ed esecutore testamentario, i pm hanno chiesto il processo.

L’udienza preliminare

L’udienza preliminare sarà celebrata davanti al gup Anna Magelli. Le figlie di Patrizia Reggiani, che hanno fatto scattare l’indagine con la loro denuncia, nelle dichiarazioni ai pm, come sottolinea il giudice nella sentenza, hanno posto "in evidenza lo stato di influenzabilità della madre da parte di terzi", richiamando "quanto già acclarato per il delitto Gucci a proposito del ruolo" di Pina Auriemma, la sedicente maga e "stretta confidente" di Reggiani, che per l’omicidio fu condannata a 19 anni. Le due sorelle, in particolare, hanno sostenuto che la madre "fosse al pari di allora oggetto di manipolazione e plagio da parte della Canò" e che quest’ultima, "la nuova assistente personale della Reggiani", stava "replicando lo schema che le figlie avevano già visto e vissuto a seguito del rapporto della madre con Pina Auriemma".

Incapacità psichica

Più consulenze agli atti hanno accertato l’incapacità psichica di Reggiani, "manipolabile in un modo ben percepibile da chi entra in contatto con lei", come scrive il giudice. Così Canò, "a seguito della frequentazione carceraria" e dopo "il decesso della signora Silvana Barbieri", ha fissato "la propria dimora presso l’abitazione della Reggiani portandovi addirittura la figlia Sabrina". In più, si legge ancora, "beneficiava addirittura di un regolare stipendio con qualifica di assistente personale e assumeva, di fatto, anche la gestione economica e patrimoniale di casa Reggiani operando liberamente sui conti correnti".