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L’allarme dei penalisti: "Ecco i punti critici del provvedimento"

Gli avvocati contro la Prefettura in un documento .

Valentina Alberta presidente della Camera Penale di Milano

Valentina Alberta presidente della Camera Penale di Milano

"Al di là di facili considerazioni di tipo sociologico sui bersagli non dichiarati dell’iniziativa assunta dalla Prefettura (ove addirittura si evoca una sorta di presunzione di pericolosita per i giovani extracomunitari di “seconda generazione”), non possiamo, da avvocati penalisti, non preoccuparci per i riflessi che il provvedimento determina sulle garanzie individuali". In un documento scritto e inviato nel tardo pomeriggio di ieri, il consiglio direttivo della Camera penale contesta e sottolinea tutte le incongruità dell’ordinanza della Prefettura che istituisce cinque zone rosse a Milano.

Nessuna “zona rossa“, come quella a cui ci aveva abituato la pandemia, si tratta di altro, di zone “sorvegliate speciali“. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, nella seduta del 27 dicembre, ha infatti sollecitato un provvedimento contingibile ed urgente, poi formalmente adottato dal Prefetto che istituisce appunto “zone rosse” al fine di fronteggiare "la presenza di soggetti molesti e aggressivi, dediti alla commissione di reati e non in regola con la normativa in materia di immigrazione, tale da incidere negativamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini e dei turisti che fruiranno di quelle aree".

Ancora una volta, pur a fronte del calo dei reati rispetto all’anno precedente, che è proprio il Prefetto a richiamare nel comunicato con cui si annuncia l’adozione del provvedimento, la percezione d’insicurezza – vera o presunta - diviene l’occasione per restringere spazi di libertà.

Tre i punti critici sollevati dall’associazione dei penalisti milanesi: "Allarma il fatto che diritti tutelati a livello costituzionale e convenzionale vengano compressi con provvedimenti dai contenuti tutt’altro che tipici, che rimandano a categorie impalpabili (atteggiamenti aggressivi? Concreto pericolo per la sicurezza pubblica?)". E ancora, aggiungono i penalisti che il provvedimento amministrativo si rivolge "contro persone destinatarie di mera segnalazione all’autorità giudiziaria".

E questo elemento è "un dato altrettanto preoccupante, contrario al principio della presunzione di non colpevolezza e peraltro anche al buon senso, trattandosi in diversi casi di tipologie di reato perseguibili a querela suscettibile di remissione".

Infine, "sorprende che la Prefettura adotti tale provvedimento nonostante analoghe ordinanze - sempre ispirate da logiche securitarie e accompagnate da campagne emergenziali - siano già state annullate dai giudici amministrativi proprio per le ragioni poc’anzi esposte (genericità dei presupposti e inammissibili presunzioni legate precedenti di polizia non verificati)".

Per la Camera penale "sembra proprio che Milano voglia anticipare i tempi, introducendo per via amministrativa una parte del progetto securitario contenuto nel “Ddl sicurezza“ in discussione al Senato e sul quale anche il Consiglio d’Europa ha espresso proprio in questi giorni riserve e allarmi".

Per questo gli avvocati penalisti non vogliono tacere. "Anche se ci circonda un silenzio assordante", scrivono.

Anna Giorgi