MATTIA TODISCO
Cronaca

L’allenatore dei San Victory Boys: "Chi partecipa capisce il progetto"

Simone Gioia guida il gruppo composto da dodici ragazzi, con un vice e il preparatore dei portieri "Gli avversari che vengono il sabato a trovarci sul nostro campo hanno capito lo spirito. C’è rispetto".

Secondo da sinistra, mister Simone Gioia tra i suoi giocatori del San Victory Boys

Secondo da sinistra, mister Simone Gioia tra i suoi giocatori del San Victory Boys

Si gioca anche quest’anno. Martedì, sabato, martedì, sabato. L’allenamento a metà settimana, poi la partita nel week end. In un campionato organizzato dal Centro Sportivo Italiano di Milano nel quale c’è posto anche per i San Victory Boys. Si chiamano così, i ragazzi che fanno parte della squadra di detenuti nel carcere di San Vittore, affidata a un gruppo di lavoro che comprende allenatore, vice-allenatore, preparatore dei portieri e un ulteriore membro dello staff che, oltre ad arbitrare alcune gare, fa da figura di raccordo con gli altri fischietti che dirigono al sabato. A coordinare il tutto la responsabile del progetto, Lucia Teormino. Ad inizio anno la squadra partecipò, centrando sei vittorie in altrettante gare, ad uno dei tornei primaverili. Quest’anno l’attività del progetto “Liberi di giocare”, da cui nascono i San Victory Boys, è ripartita dal campionato Open C, sessione invernale. A guidare la squadra come co-allenatore è Simone Gioia.

Cosa è cambiato rispetto alla stagione scorsa?

"Avevamo fatto sei partite, vincendo il girone dopo aver battuto tutti. Siamo ripartiti poche settimane prima dell’inizio dei tornei invernali, rifacendo le selezioni e mantenendo un’ossatura di circa metà squadra. In tutto la rosa è partita con tredici ragazzi, ma qualcuno ogni tanto viene spostato in un altro raggio oppure decide di non seguire più l’attività. Eravamo scesi fino a undici e ora abbiamo integrato un altro ragazzo arrivando a dodici. Questo sarà il modus operandi fino al termine della sessione invernale, perché non abbiamo possibilità di fare altre selezioni".

Quante gare avete in programma nel torneo invernale?

"Il nostro girone di Open C è composto da dodici formazioni e ci saranno ventidue partite che si giocano tutte dentro San Vittore. A differenza di quanto avvenuto nel primaverile le nostre avversarie giocheranno per la promozione e quindi sanno di dover vincere per centrare l’obiettivo. La nostra squadra è l’unica che non può salire in Open B. Per ora siamo in testa al raggruppamento con tre vittorie e due pareggi. Una partita l’abbiamo dovuta rinviare per maltempo. Sabato avremo lo scontro diretto contro la terza".

Che reazione hanno avuto finora le avversarie?

"Vengono ogni sabato a San Vittore consapevoli di quello che è il progetto e finora devo dire che tutti hanno capito lo spirito. Le partite sono divise in due tempi da 20’, di solito ne aggiungiamo un terzo che disputiamo a squadre miste. Da parte dei ragazzi di San Vittore c’è sempre grande rispetto, verso di noi e verso chi viene a giocare le partite. Per loro è una valvola di sfogo".

C’è stato un episodio che ti ha colpito in particolare?

"Uno dei giocatori ci ha detto che non avrebbe più voluto giocare perché aveva richiesto i domiciliari, ma non li aveva ottenuti. Siamo molto affezionati a lui, è con noi dallo scorso anno. Abbiamo cercato di convincerlo attraverso le educatrici e i suoi compagni di squadra, chiedendo a tutti di stargli vicino. Il sabato dopo è venuto a parlarci e mi ha detto che sarebbe rimasto in squadra: lì ho capito l’importanza del nostro lavoro. Nel nostro piccolo è un segnale che stiamo facendo le cose per bene con questo progetto".